Da Tarquinia a Santa Severa

La tappa da Tarquinia a Santa Severa coinvolge Tarquinia, Civitavecchia, Santa Marinella e Santa Severa, le saline di Tarquinia, la foce del Mignone e il monumento naturale “La Frasca”. Il percorso rientra all’interno dei tematismi  “Spiagge”, “Bonifiche“, “Energia”  e “Zone Umide” ed è agganciato alle stazioni ferroviarie di Tarquinia, Civitavecchia, Santa Marinella e Santa Severa, con cui sperimentare l’approccio treno+bici.

Tappa dopo tappa

Tarquinia – Santa Severa  è la seconda  tappa laziale della futura ciclovia Tirrenica, segue quella di Capalbio – Tarquinia e dopo 54 km e un passaggio in treno per evitare la pericolosa Aurelia, lascia il testimone alla tappa Palidoro – Roma.

> Gli itinerari già pedalabili lungo la futura Ciclovia Tirrenica, li abbiamo elencati in tappe. La presenza di alcuni tratti critici ci impedisce di offrire un percorso continuativo da Ventimiglia a Roma. Il risultato è comunque strabiliante e le visioni raccolte pedalando dovrebbero convincere anche voi.  segue... 

Fotoracconto

Alcuni scatti pedalando lungo il percorso.

Traccia GPX


(disponibile anche su Komoot e Wikiloc)

> RideWithGps: per scaricare la traccia GPX, da CELL/PC cliccare su "full version", dove sarà possibile esportare il file SENZA la necessità di creare un account

Percorso rosso

NOTA: Il percorso è classificato rosso (vai alla classificazione dei percorsi) per via dei seguenti tratti:

  • allontanandosi dalle saline, dal km 12 al km 19 si pedala su una strada stretta, con traffico legato ai vacanzieri. Per fortuna è prevalentemente rettilinea e in pianura. Prestare comunque attenzione.
  • avvicinandosi a Civitavecchia, dal km 30 al km 33 non è escluso che si siano mezzi pesanti.
  • uscendo da Civitavecchia e fino a Santa Severa ci sono diversi tratti da percorrere lungo l’Aurelia. Per fortuna sono per lo più tratti urbani, dove il traffico ha velocità ridotta. Nei tratti extraurbani, la velocità del traffico aumenta, ma per fortuna la strada è rettilinea e prevalentemente in piano.

Il percorso sfrutta le stazioni ferroviarie di Tarquinia Scalo, Civitavecchia, Santa Marinella e Santa Severa.

  • Da Tarquinia a Civitavecchia. Partiti da Tarquinia Scalo FS, si raggiunge il mare pedalando su strade a traffico moderato per 4 km (prestare attenzione). Raggiunto il lungomare di Tarquinia Lido si pedala sulla ciclabile (foto360) fino al borgo della Saline di Tarquinia. La riserva naturale delle saline  è semplicemente meravigliosa (foto360, foto360, foto360, foto360, foto360, foto360, foto360). Al termine della strada chiusa al traffico che costeggia le vasche, c’è l’antico borgo (foto360, foto360, foto360, foto360, foto360, foto360, foto360, foto360, foto360, foto360). Presente un’area picnic nella pineta (foto360). Si torna indietro per prendere la strada che attraversa il fiume Mignone e raggiunge i bagni di Sant’Agostino al km 20 (traffico in aumento nel weekend, soprattutto d’estate). Dal km 23 parte lo sterrato (nel periodo piovoso potrebbe essere poco accessibile a causa del ristagno di acqua) che costeggia il  mare fino al km 27,  alla centrale Termoelettrica di Torrevaldaliga (foto360), dove si riprende la strada asfaltata che raggiunge Civitavecchia (prestare attenzione, specie entrando a Civitavecchia). Per chi preferisce evitare l’Aurelia, consigliamo di terminare qui il percorso, sfruttando la stazione FS di Civitavecchia.
  • Da Civitavecchia a Santa Severa. Si attraversa Civitavecchia nel parco lungomare (foto360) e poi sulla Aurelia, prestare attenzione. Numerosi affacci sul mare, tra cui quello nascosto sulla peschiera romana (foto360, foto360). Al Km 41 si lascia l’Aurelia per attraversare su strade secondarie l’abitato di Santa Marinella, con le caratteristiche palafitte sul mare (foto360, foto360, foto360, foto360). Al km 43 si riprende l’Aurelia fino al km 51. Il traffico qui è più veloce, ma per fortuna la sede stradale è rettilinea, ampia e prevalentemente pianeggiante. Dal km 51 al 54 si attraversa il lungomare di Santa Severa (foto360, foto360, foto360, foto360), con il castello sullo sfondo (foto360). Per visitare il borgo (foto360, foto360, foto360)  è necessario parcheggiare le bici fuori.  Rifornimenti di acqua e cibo sul lungomare, perchè la stazione FS di Santa Severa non ha servizi. Per raggiungerla è necessario attraversare un breve tratto di Aurelia, con corsie di canalizzazione (Streetview). Prestare attenzione.

Rifornimenti: a Tarquinia lido, Civitavecchia, Santa Marinella e Santa Severa.

Visita a Tarquinia: chi volesse visitare Tarquinia, deve mettere in conto un po’ di tornanti su una salita con qualche strappetto e traffico sostenuto.

Percorso giallo

Il percorso giallo ricalca quello rosso limitandosi al tratto da Tarquinia a Civitavecchia. In particolare fare attenzione ai primi 3 km (Tarquinia Scalo – Lido di Tarquinia), del tratto Saline – Mignone (km 8 – 19) dove si percorrono strade extra urbane con traffico in aumento nel weekend (vacanzieri).

Percorsi Famiglia

  • Saline di Tarquinia: ci si limita a pedalare la traccia precedente in prossimità delle saline. Il parcheggio all’ingresso della riserva delle saline (streetview) permette di concentrare la pedalata fino al borgo abbandonato, lungo la strada a traffico limitato (molto sporadico), da pedalare avanti e indietro. La stessa ciclabile, percorsa in direzione opposta, in meno di 500metri raggiunge il lungomare di Tarquinia Lido (foto360).
  • Monumento la Frasca: si concentra la pedalata nel tratto sterrato compreso tra il km24 e 27 della traccia precedente. Parcheggi all’inizio (streetview) e alla fine (streetview)

> Le nostre proposte dedicate alle famiglie, perchè le transizioni culturali (a pedali e non) vanno impostate a partire dalle nuove generazioni. segue...

Raccomandazioni

> Prima di avventurarvi leggete le raccomandazioni. Impiegate cinque minuti ora nella lettura, per risparmiare sventure e contrattempi dopo. segue...

Tirrenica360

> La collezione di FotoSferiche dedicate a questo percorso, raccolte nella mappa di insieme Tirrenica360 segue... 

Tour360

Il tour immersivo dedicato alla Salina di Tarquinia, per ammirare le bellezze dei luoghi a tutto tondo. Vai al tour…

Approfondimenti

> Quanti simboli, quante memorie, quanti ricordi fioriscono con la vicinanza del mare? Siete anche voi affascinati dai segni che il tempo e lo spazio hanno disseminato lungo il Tirreno? Aiutateci ad arricchire questo capitolo, perchè le storie tornino a parlare.

Saline di Tarquinia

Situata a ridosso della costa dell’antica città etrusca di Tarquinia, la Riserva tutela l’unica salina del Lazio e una delle poche rimaste lungo la costa italiana, inattiva dal 1997. Nonostante la limitata estensione, 150 ettari di cui circa 100 di laguna costiera, è un sito di importanza notevole per la sosta, l’alimentazione e la riproduzione dell’avifauna. Per gli ambienti rappresentati e gli uccelli che la frequentano, la salina è riconosciuta tanto come sito d’importanza comunitaria (Sic) che come zona di protezione speciale (Zps). segue…

Non è facile incontrare un luogo come questo, soprattutto lungo la costa tirrenica. In inverno il silenzio è avvolgente, rotto soltanto, all’alba o all’imbrunire, dai richiami degli uccelli migratori. In estate, il frinire delle cicale e i gracidare delle rane immerse nel canale circondario è un tutt’uno con il vociare dei villeggianti. Un mondo a parte, perfettamente integrato in uno splendido paesaggio, difficile da dimenticare. (da “Un giardino di pietra e sale” segue…)

(Saline di Tarquinia, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

La Salina di Tarquinia arriva all’improvviso, appena uscendo da Tarquinia lido. Incastonata tra il mare e la duna. Se pensate di trascorrere del tempo osservando il volo dei fenicotteri, il passaggio sorprendente del falco pescatore, il salto delle spigole, il ventoso sbatter d’ali dei cigni o il fiorire del pancrazio marittimo questo è il posto ideale. E l’odore del sale vi darà il benvenuto.

Divenute col tempo sempre meno economicamente produttive per le ridotte dimensioni, il 25 gennaio 1980 divennero una Riserva naturale di popolamento animale, vista la notevole presenza di specie rare di uccelli che vi si concentravano, soprattutto in autunno e inverno, quando la produzione del sale si interrompeva. L’impianto ha smesso di funzionare nel 1997 e alcune delle sue infrastrutture si sono andate progressivamente degradando, poi in parte recuperate con un progetto europeo (LIFE) durato dal 2002 al 2006 e con vari investimenti pubblici.

Area a protezione integrale, ospita cinque habitat di interesse comunitario – di cui uno, le lagune costiere, prioritario per la sua rarità – e diciannove specie animali protette dalle Direttive Uccelli e Habitat, rappresentate in particolare da diciassette specie di uccelli tra i quali troneggia il fenicottero. Nonostante l’ambiente estremo e iperalino (molto salino) che la caratterizza, dai monitoraggi promossi dal Corpo Forestale dello Stato (CFS) risultano presenti circa 80 specie di uccelli e 280 specie vegetali delle quali per almeno cinque – quali Sueda vera e Frankenia pulverulenta – è l’ultimo sito conosciuto nel Lazio vista la distruzione degli habitat costieri simili operata dall’urbanizzazione del turismo. Protetta dal mare, da un cordone dunale artificiale, che nel tempo è stato colonizzato da fiori anche rari come il pancrazio marittimo, la salina è un vero rifugio per molti animali altrove introvabili. Dal mare sono arrivati pesci, molluschi, crostacei.

Dal cielo più di 220 specie di uccelli. Un piccolo gioiello ritagliato in un territorio ricco, oltre che di biodiversità, anche del retaggio di storia etrusca, romana e medievale. Alla fine degli anni Novanta, la Salina di Tarquinia, per la riconosciuta importanza ambientale, è diventata Zona di Protezione Speciale (ZPS) in accordo alla Direttiva “Uccelli” e proposta come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), secondo la Direttiva “Habitat”, divenendo di fatto una tessera della Rete Natura 2000.

Da allora, l’intero ecosistema, non più disturbato dell’uomo, ha visto sia l’ingresso di numerosi uccelli tra cui il fenicottero, il cavaliere d’Italia, la volpoca, il gruccione e l’avocetta, che lo utilizzano come area di sosta, di svernamento e più recentemente di riproduzione, sia di pesci tra cui il raro nono che nuota felice nelle acque delle vasche ancora piene di sale.  (da Magazine Parchilazio n.10 del 28.11.2016)

Fenicotteri

Vederli planare, dal cielo, in gruppo nelle basse acque della salina è uno spettacolo difficile da dimenticare, soprattutto la mattina presto, circondati dal silenzio e dalla brezza marina. Nel corso della giornata, in pieno sole, diventano più elusivi e preferiscono spostarsi nelle vasche più meridionali, meno disturbate dal passaggio delle macchine e dei visitatori. Qui, la presenza dei fenicotteri è ben nota a chi frequenta questi luoghi: ne conosce l’arrivo e la partenza e il loro volo a “V”.

Nella salina, gli esperti segnalano che il numero di individui è aumentato nel corso degli anni, influenzato da un aumento generale nella Maremma tosco-laziale. Zampe e collo lunghissimi, un becco che serve a filtrare l’acqua satura di sali, guardinghi, lenti: questi sono i fenicotteri che si possono ammirare nelle acque basse color rosa ricche di plancton e di crostacei appena visibili ad occhio nudo, da cui i maschi estraggono il colorante, un carotenoide, che permette loro di attirare le femmine.

Più il colore è intenso, un vivo rosso vermiglio, più gli individui sono in salute, maggiore è il loro successo riproduttivo. Nella parte bassa delle zampe alcuni esemplari hanno un anello identificativo che ci dice l’età e la provenienza. Ne possiamo seguire la migrazione e sapere dove va e da dove viene, seguendone lo sviluppo.

Sperando che si fermerà, prima o poi, a nidificare in questo luogo che è uno degli ultimi ambienti di salina del Tirreno centrale. C’è da dire che le coppie che hanno provato a costruire il nido qui, lo hanno spesso abbandonato, accorgendosi della facilità con cui le volpi si avvicinano. La formazione di un’isola in mezzo alla salina, lontana dai predatori, potrebbe servire allo scopo.

A noi non resta che ammirarli e proteggerli, anno dopo anno, in silenzio, magari con un binocolo per leggere le informazioni impresse sull’anello, aspettandone il ritorno. (da Magazine Parchilazio n.10 del 28.11.2016)

Fabbrica e borgo

Alla metà del XVIII secolo la salina di Ostia non è più in grado di sopperire alle esigenze di Roma, per cui lo Stato Pontificio si mette alla ricerca di un sito alternativo che viene individuato proprio a pochi chilometri da Tarquinia. Ai lavori per le saline partecipano i reclusi del carcere di Porto Clementino, a poca distanza.  Per dare un’abitazione ai salinari si costruisce anche un borgo con tanto di chiesina.  La vita nel borgo continua allegra e vivace fino agli anni novanta del XX secolo, quando l’estrazione del sale cessa e pian piano il borgo viene abbandonato. […] Già nel 1980 viene istituita la “Riserva Naturale di Popolamento Animale” segue…

(Borgo delle Saline, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

Entrando nella riserva naturale, si lasciano alle spalle le automobili dei bagnanti e si arriva al borgo dei salinari. In fondo, il cancello d’ingresso della salina. Le case sui lati, una chiesa piccola e nascosta, il serbatoio dell’acqua e tutt’intorno le vasche del sale. E’ un lembo di terra a separare il mare, sconvolto e variato dall’umore dei venti, dalle vasche d’acqua calma su cui volano fenicotteri e altri uccelli. La costruzione risale al 1803. La salina era come una piccola industria. Le diverse officine erano incaricate di produrre tutto quello che occorreva. L’edificio di mattoni rossi con un segnavento che gira senza sosta sul tetto, era l’officina meccanica. Sbirciando dal vetro rotto ci si ritrova in un ambiente intatto con brugole e chiavi allineate e una bicicletta mai finita di aggiustare. segue…

(la fabbrica del sale, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

Sale e saline

> Le saline rappresentano un paesaggio uguale a sé stesso nei millenni. . Grandi vasche bianche o rosa, lunari o marziane a seconda del deposito, che raccontano di un'attività umana che pare quasi non abbia subito adeguamenti nel tempo. Forse è questo a fare del paesaggio delle saline un unicum antropico. segue...

Monumento la Frasca

Nel tratto di costa compreso fra Torvaldaliga e Sant’Agostino è possibile osservare uno dei più interessanti esempi di ambiente marino le cui caratteristiche paleogeografiche e paleoclimatiche del Pleistocene superiore sono tra le meglio conservate dell’intera area mediterranea.

Questa località, conosciuta come La Frasca, mantiene le caratteristiche di una spiaggia con strutture deposizionali e resti fossili tipici del mare e del clima di 100.000 anni fa. Osservando questo tratto costiero, su cui sorgono strutture romane ed edifici moderni, è possibile ricostruire l’evoluzione ambientale quaternaria, fino ad arrivare al significativo impatto ambientale provocato dalla grande centrale elettrica di Torvaldaliga e dal vicino porto turistico e commerciale di Civitavecchia.

Nonostante ciò questo tratto costiero, relativamente isolato dal contesto industriale, mantiene e protegge una importante fauna composta da rettili, anfibi, volatili e mammiferi. Inoltre, nel tratto di mare prospiciente sono presenti habitat di pregio quali coralligeno, pozze di scogliera e praterie di Posidonia oceanica. Importante per l’intero ecosistema è anche il ruolo della fitta pineta frangivento alle spalle della costa, che si estende per l’intera lunghezza del sito. segue…

(la pineta lungo la Frasca, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

Parchi e aree protette nel Lazio

Il Lazio è interessato da 3 Parchi Nazionali e 81 altre aree protette, istituite con provvedimenti legislativi o amministrativi, regionali o statali. Sono suddivise per tipologia in monumenti naturali, parchi regionali e riserve naturali, compresa un’area marina, per un totale di superficie protetta pari a circa 250mila ettari, corrispondente a oltre il 13% del territorio regionale. I Parchi Regionali naturali propriamente detti sono 14, tutelano un ricco patrimonio storico e culturale e favoriscono la permanenza delle attività agricole, forestali e artigianali tradizionali. segue…

Necropoli di Tarquinia

Il sito “Necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia” è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco durante la 28° sessione del Comitato tenutasi in Cina nel luglio del 2004. Le motivazioni che hanno portato a questo riconoscimento, in particolare per Tarquinia, sono da ricercare nella peculiarità delle tombe dipinte della necropoli di Monterozzi.

Si tratta del complesso di sepolture ipogee decorato con pitture parietali più esteso dell’area tirrenica. Le tombe tarquiniesi, oltre a costituire la sola grande testimonianza di pittura classica di età pre-romana esistente nel bacino del Mediterraneo e a rappresentare una diretta prova della pittura greca, sono eccezionali sia per la qualità della loro esecuzione, sia per il loro contenuto, che rivela aspetti della vita, della morte e del credo religioso dell’antico popolo etrusco.

La necropoli tarquiniese  si estende su circa 3108 ettari e al suo interno sono state individuate più di seimila sepolture, delle quali duecento dipinte. Ma in realtà si tratta di un comprensorio molto più vasto, che abbraccia altri luoghi di notevole interesse archeologico e culturale, quale è quello della città altomedievale di Leopoli-Cencelle”, oppure il sito dell’antico porto di Gravisca. (Testo estratto da “Salviamo la Maremma”, Italia Nostra… )

Castello di Santa Severa

Il Castello di Santa Severa , costruito sui resti dell’antico porto etrusco di Pyrgi, in oltre duemila anni di storia ha vissuto mille vite: da colonia romana, a residenza di nobili famiglie romane, da borgo medievale a base tedesca durante la seconda guerra mondiale. segue…

(Castello di Santa Severa, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

Area archeologica di Pyrgi

Il tratto di costa di Santa Severa, è stato oggetto di una frequentazione plurimillenaria che risale al neolitico. A partire dal VII sec. a.C., in corrispondenza del promontorio oggi occupato dal Castello, fu fondata Pyrgi, espressione della potenza marittima di Caere, odierna Cerveteri, tra le maggiori del Mediterraneo. L’insediamento etrusco si sviluppa su una superficie di oltre 10 ettari intorno al porto, frequentato soprattutto da naviganti e commercianti greci e fenici.

Oltre cinquant’anni di indagini sistematiche hanno riportato alla luce i resti di un vasto santuario, tra i più importanti d’Etruria, celebre e noto alle fonti greche e latine. I Greci lo dicevano infatti sacro ad Uni, identificata con la fenicia Astarte, e a Thesan, la greca Leucothea, “dea bianca” del mare. segue…

Centrali elettriche

> L’Alto Lazio è ormai, da alcuni decenni, il polo energetico più grande d’Europa. Tra Civitavecchia e Montalto di Castro, in un raggio di neanche 50 Km, esistono ben tre centrali. Una presenza così massiccia di centrali elettriche ha alterato nel tempo le condizioni ambientali e sanitarie della zona. segue…)

(Centrale Torre Valdaliga Nord, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

Colonie marine

> Le colonie marine: edifici monumentali lungo le coste italiane, luoghi fragili e memorie di un passato tutto ancora da metabolizzare. Nate per curare le malattie infettive, nel tempo acquisiscono altri significati, in particolar modo legati all’educazione delle masse e alla costruzione di un’identità politica nelle giovani generazioni, promossi sia dai regimi totalitari che da governi democratici. In molti casi, queste costruzioni anticipano l’urbanizzazione di nuove mete turistiche costiere e montane, rese accessibili dalle linee ferroviarie in costruzione. segue...

(colonia P.di Piemonte a S.Severa nel 1935 ed oggi)

Extra

PassaPorto Tirreno

> Un PassaPorto da portare con sè nelle pedalate lungo il Tirreno. Memoria di carta ed inchiostro della propria avventura in bici. Tappa dopo tappa, timbro dopo timbro. segue...

Percorsi nel Lazio

> Elenco dei percorsi nel Lazio segue...

Percorsi tematici

> Spiagge, fari, pinete, zone umide, promontori, miniere, …. quante storie siete pronti ad ascoltare? Il Tirreno è un teatro che racconta mille incontri. Le memorie storiche si intrecciano con gli scenari naturali, imprimendo a terra tracce da rievocare, un pedale alla volta. Seguendo in bici il mare e i suoi tematismi. segue...

Bonifiche

La Maremma laziale era uno dei più vasti comprensori dell’Italia Centrale (circa 300.000 ettari), disteso fra il confine toscano e il litorale tirrenico fin quasi a Cerveteri. Una sorta di prolungamento della Maremma Toscana, per la somiglianza dei caratteri fisico-ambientali e produttivi.

> La lotta alla malaria per la sopravvivenza umana e il recupero produttivo del suolo hanno rappresentato nell'Italia Centrale i moventi di una secolare attività bonificatrice. Le ristrette pianure alluvionali litoranee, infatti, nei secoli sono state soggette al ristagno delle acque. Un immenso deposito di fatiche, conquistato dall'uomo una stagione dopo l'altra. segue... 

Spiagge

> Cosa sarebbe un mare senza una spiaggia? Al termine di un temporale o all’avvicinarsi di un tramonto, tra un bagno rinfrescante e una passeggiata sul bagnasciuga. Che sia in piena estate o d’inverno. Profumi e cantilene che portiamo dentro una generazione dopo l’altra. Diversi itinerari in bici lungo la futura ciclovia Tirrenica ci permettono di avvicinare la meraviglia dei granelli di sabbia.  segue...

Zone umide

> Laghi, torbiere, fiumi e foci, stagni e lagune, paludi salmastre e litorali. Le zone umide rivestono una notevole importanza per garantire biodiversità e resilienza. Metà delle zone umide del mondo sono state perse e la maggior parte delle distruzioni sono avvenute negli ultimi 50 anni. Partiamo alla scoperta di quelle che continuano a vivere lungo il Tirreno. segue...

Energie

> Gigantesche cattedrali fumanti si stagliano all'orizzonte. Centrali a olio, carbone, eoliche, nucleari.... Alla scoperta dei territori di energia lungo la futura CicloVia Tirrenica. segue...

Un passo alla volta

> Proposte in bici di una mattinata, un giorno, un weekend, una vacanza intera... per saggiare le proprie capacità e alimentare esperienza e consapevolezza segue...

Classificazione percorsi

> Itinerari verdi, gialli o rossi, per aiutarvi a scegliere il percorso più adatto alle vostre aspettative segue...

Tirrenica in treno

> Esplorare in treno+bici la futura ciclovia Tirrenica. Soluzione vantaggiosa per superare i tratti critici o spezzare le pedalate in più riprese. segue...

Il vostro contributo

> Innamorat@ anche voi delle pedalate vista mare? Date una occhiata al progettoZERO e alla squadra operativa. Partecipate con passaparola, proposte, feedback, ... Le amministrazioni non vedono le potenzialità di un percorso ciclabile lungo il Tirreno? Mostriamo loro il contrario. Facciamo conoscere insieme la bellezza delle nostre coste. segue...

(foce del Mignone, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

10di11 Tarquinia-Santa Severa
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