Dalle stazioni termali alle colonie marine, dal Grand Tour ai voli low cost. Dalle bathing machines alle cabine in cemento. Boom economico e degrado ambientale, viaggi consapevoli e turismo di massa. Cambia la società e cambiano i costumi, anche in spiaggia. Le coste italiane come non le avete mai viste. Scopritele con noi pedalando in compagnia del Tirreno.
Turismo balneare
All’interno della rassegna di letture in compagnia del Tirreno e dopo l’approfondimento sui mostri marini, una pagina dedicata al turismo balneare.
Il turismo è l’azione svolta da coloro che viaggiano e visitano luoghi a scopo di svago, conoscenza e istruzione. L’origine di questa pratica, alla base dello sviluppo del turismo balneare, nasce nel ‘600 in Inghilterra con il Grand Tour, il viaggio formativo di giovani aristocratici e studiosi che, spinti dalla voglia di apprendere tecniche, lingue e conoscenze, partono alla scoperta di nuovi Paesi.
Passano gli anni e il Grand Tour perde la propria motivazione culturale e di formazione. I tempi cambiano e i viaggi si aggiornano promettendo svago, relax e divertimento. Sulle coste britanniche nascono numerose stazioni termali. Si inizia a viaggiare anche alla ricerca di oggetti d’arte, destinati ad ampliare le collezioni dei ricchi aristocratici.
L’industrializzazione porta alla formazione di un nuovo ceto borghese, desideroso di emergere anche attraverso la villeggiatura, facilitata dalla nascita dei centri termali e dallo sviluppo dei trasporti su rotaia.
Lo scopo originale dei centri termali è principalmente curativo. Per purificare il corpo, agli ospiti vengono proposti cicli di immersioni e speciali acque da bere, secondo i dettami delle ultime teorie sull’idroterapia.
“il mare guarisce le malattie degli uomini” (Euripide, 485-407 a.C.)
Queste prime esperienze di turismo balneare sono incentrate sulla cura del corpo, ma contemplano anche momenti di svago e relax, così da diventare occasioni per sfogare la voglia di libertà e di evasione dal quotidiano.
Alla fine del ‘700 i bagni terapeutici marini fanno la comparsa anche in Italia, principalmente sulle coste romagnole, dove viene riproposto il modello dell’immersione da piattaforme in legno, costruite in mare a poche decine di metri da riva. Dai camerini ci si cala in acqua grazie ad apposite scalette.
Nel XIX secolo aumenta la diffusione del bagno in mare, grazie alle nuove teorie sugli effetti benefici e tonificanti dell’acqua salata, che prevedono ripetute immersioni.
L’esodo verso le coste europee del Mediterraneo ha inizio nel primo dopoguerra, quando le teorie elioterapiche individuano nel sole, più che nel mare, l’elemento benefico. Il corpo abbronzato diventa il corpo ideale, in opposizione alla pelle chiara dell’aristocrazia. I luoghi di villeggiatura del Nord Europa, baciati da un pallido sole, perdono così di importanza.
Le spiagge italiane si trasformano in luogo di indottrinamento con il culto della salute e del corpo propugnato dal fascismo. Vengono coinvolti anche i bambini, spediti nelle colonie marine.
Bathing machines e privè
La trasformazione dei costumi della società, con la progressiva dissoluzione della divisione fra classi, si riflette anche sulle spiagge e sulla evoluzione delle attrezzature per approcciarsi all’acqua.
Nella seconda metà del ‘700 iniziano a comparire sulle spiagge le nuove classi borghesi e mercantili. Per sfruttare le cure marine senza rinunciare alla propria intimità ed elevazione sociale, le élites ricorrono all’impiego delle “bathing machines”.
Si tratta di cabine su ruote, trainate da cavalli fin dentro il mare. Sono dotate di una scaletta dalla quale, una volta lasciata la riva, si può scendere in acqua. Con la loro “mobilità” risolvono il problema delle forti maree dell’Oceano, che avrebbero travolto le attrezzature fisse.
Con la possibilità di allontanarsi da occhi indiscreti risolvono il problema della privacy, specie per i bagni della donne. Alcune cabine sono perfino dotate di un tendone in cui ci si può celare una volta in acqua, per bagnarsi anche nudi, così come consigliano i medici. Le Bathing Machines agli inizi del Novecento diventano strumenti collaudati e di successo sulle coste europee di Inghilterra, Belgio, Olanda, Francia e Spagna.
Nelle coste in cui il fenomeno della marea è limitato, in alternativa alle bathing machines vengono costruiti padiglioni in legno piantati su palafitte. Tra i primi stabilimenti balneari “fissi” va ricordato quello di Doberan, sul Mar Baltico, voluto dal dottor Vogel, uno dei padri della balneoterapia. Questo stabilimento servirà da modello per i numerosi impianti sorti nel primo quarto dell’Ottocento sulle coste tedesche del Mar Baltico e del Mare del Nord.
Sul Mediterraneo questo tipo di impianti compare inizialmente a Livorno, con la costruzione, nel 1781, dei Bagni Baretti. A Livorno seguiranno Viareggio nel 1828, Rimini nel 1843, il Lido di Venezia nel 1857. Sulle coste francesi e slave nascono padiglioni da bagno con servizi per il ristoro, la conversazione, le cure idroterapiche.
Gli stabilimenti – al pari delle bathing machines – sono costruiti per garantire la privacy. Si entra in acqua scendendo le scale davanti al camerino, al quale si accede attraverso un pontile in legno che parte dalla spiaggia.
Donne e uomini sono rigorosamente divisi secondo norme rivolte a tutelare il decoro e la morale dell’epoca. I camerini sono posti parallelamente al mare lungo la spiaggia, come a Rimini, oppure ortogonalmente, come sul Mar Baltico, sul Mare del Nord e sulle coste liguri e toscane.
Le cabine possono essere interpretate come una riproposizione stanziale delle bathing machines, mantenendone la destinazione d’uso di spogliatoio e ripostiglio.
La cabina viene affiancata, nei secoli a seguire, dall’installazione di elementi di ombreggiamento, come leggeri pergolati lignei integrati a teli di copertura e/o tende divisorie.
(Spiaggia di Viserba, 1935)
I grossi stabilimenti balneari degli anni ‘30, in linea con la filosofia “Mens sana in corpore sano” del primo dopoguerra e della propaganda fascista, esaltano fin dall’inizio le attività sportive, arrivando ad ospitare nella seconda metà del ‘900 palestre a cielo aperto, sessioni aerobiche in spiaggia e attività legate al fitness.
Negli anni ’50 le cabine in legno vengono sostituite da quelle prefabbricate di cemento, la cui forma “moderna” trova riscontro nel razionale anonimato degli esercizi alberghieri circostanti.
L’evoluzione del concetto di spiaggia si riflette nella trasformazione del settore turistico. Complici i cambiamenti registrati a livello di istruzione, qualità e prospettive di vita, la maggior sensibilità verso il benessere e l’ambiente, la ricerca di esperienze autentiche, il rallentamento delle economie, nonché la diffusione di Internet e dei voli low-cost.
Emergono nuove pratiche turistiche, più articolate e complesse di quelle degli anni ’50-’60. Si passa infatti dai cicli turistici lunghi e semplici, caratteristici dell’inizio del XIX secolo, ai ritmi accelerati e complessi degli ultimi decenni, caratterizzati da un mix di attività all’aria aperta (spiaggia, nautica, giochi, corse, equitazione, ecc.), socio-culturali (festival, feste, congressi, musei, ecc.) e socio-economiche (affari, esposizioni, ecc..).
Impatti
Il turismo è un fenomeno economico, sociale e culturale di vasta portata, che coinvolge molteplici attori. Se da un lato rappresenta un’occasione per molte destinazioni turistiche, dall’altro determina una minaccia per l’ambiente, per la popolazione e la cultura di un luogo.
Il turismo della seconda metà del secolo scorso trasforma i paesaggi delle vacanze marine, alterandone spesso l’identità pur di andare incontro alle crescenti esigenze della massa. Colossi alberghieri e interventi urbanistici a carattere fortemente cementizio sottolineano il cambio di rotta nelle offerte ricettive.
Con il boom economico e l’aumento della pressione antropica, le coste italiane vengono prese di mira dalla speculazione. L’incessante sviluppo degli insediamenti comporta squilibri ecologici, erosione delle coste e progressiva distruzione di paesaggi storici. In Italia si deve ricorrere all’istituzione di “Aree Marine Protette”, estese per circa il 12% delle nostre coste.
Sempre più spesso si autorizza la costruzione di grandi insediamenti, occupando se non addirittura prevaricando le dune costiere, costruendo sulle zone umide, dissipando flora e fauna, influenzando la diversità biologica.
(stabilimento Kursaal a Ostia, 1961)
L’impatto è influenzato da diversi fattori, tra cui dimensione e caratteristiche dei flussi di visitatori, nonché dalle motivazioni che spingono a partire. Dal viaggio esplorativo alle forme di turismo alternative, fino al turismo di massa, si registrano influenze via via crescenti.
Economici
Dal punto di vista economico è indiscutibile che il turismo possa generare effetti positivi. Entrate fiscali, valuta straniera, posti di lavoro e opportunità imprenditoriali, rete di infrastrutture (aeroporti, strade, elettricità, reti telefoniche, ecc..) contribuiscono ad aumentare la qualità della vita per le popolazioni locali, valorizzando le risorse naturali, artistiche e culturali locali.
Ma molti costi non sono di immediata rilevazione e spesso ricadono sui residenti in una spirale economica negativa, come il possibile aumento dei prezzi di beni e servizi, indotto dalla concorrenza tra domanda turistica e domanda locale.
Si aggiunga il rischio delle cosiddette ‘monoculture turistiche’: se l’economia di una località dipende eccessivamente dal turismo, si rischia una destabilizzazione generale dell’economia locale al mutare di mode, preferenze, variabili climatiche,…
Accade inoltre, non di rado, che la ricchezza generata dall’attività turistica torni nei paesi d’origine dei flussi turistici, lasciando a disposizione delle comunità ospitanti solo una minima parte dei guadagni. Nel caso dei pacchetti turistici all-inclusive, ad esempio, si stima che l’80% del costo sostenuto dal viaggiatore torni indietro. Tale somma è infatti destinata alla copertura dei costi internazionali del trasporto aereo, dei tour operator, delle catene alberghiere e delle altre compagnie, spesso con sede nei paesi di provenienza.
Socio-culturali
Il fenomeno turistico ha risvolti positivi e negativi anche dal punto di vista socio-culturale. Tra gli effetti positivi: nuove opportunità di crescita professionale, nuove infrastrutture, anche sanitarie. Rifioritura delle arti e delle tradizioni locali. L’incontro tra diverse culture stimola il confronto e l’arricchimento delle comunità.
(spiaggia e boom economico, 1955)
D’altra parte, l’incontro con lo straniero può innescare profonde alterazioni. Emblematica è la mercificazione di riti e tradizioni, recuperati per il solo divertimento dei turisti, così come la standardizzazione nella domanda turistica, che spinge verso la monocultura di bar, ristoranti, alberghi, negozi, …
Ambientali
I beni culturali ed ambientali, sempre meno finanziati a livello statale, trovano nelle attività turistiche nuovi curanti, perché rappresentano fattori fondamentali per attrattività e competitività. Le località turistiche devono infatti la loro popolarità all’integrità delle bellezze naturali, un loro degrado porterebbe al declino dei flussi turistici.
(Follonica, spiaggia di levante, 1972)
Paradossalmente, si assiste ancora oggi a forme di sviluppo irrazionali che hanno corrotto il territorio, talvolta in modo irreversibile.
Turismo sostenibile
Con i suoi 8000 Km di costa, l’Italia gode di un florido turismo balneare. Oltre ad essere primo per capacità ricettiva, il volume di affari generato rappresenta il 30% del totale, contro il 25% delle città d’interesse storico e artistico.
Se da un lato le risorse ambientali influenzano lo sviluppo turistico, dall’altro possono venirne schiacciate.
“Il turista vive tutto l’anno inseguendo la sua stanchezza, non ha tempo per capire, studiare, imparare. È generalmente esausto, e quindi si affida a tutto quello che è già pronto, Tripadvisor, la Seo universale delle dieci cose da non perdere, e così via. La ricerca delle stesse foto, degli stessi hashtag, degli stessi quartieri, delle stesse esperienze autentiche, la povertà delle risorse intellettuali con cui il turista si mette in ridicolo è frutto di tante cose, ma soprattutto lo è di quanto poco tempo siamo in grado dedicare alla creazione di un riposo di valore.” (L’anno in cui si è rotto il turismo)
Per fortuna, negli ultimi anni si stanno diffondendo esperienze di turismo responsabile: promuovere la conoscenza del luogo coniugando fra loro identità e innovazione, economia ed ecologia, valori esistenti e nuovi usi.
“il turismo responsabile è il turismo attuato secondo i principi di giustizia sociale ed economica, nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori”. (AITR Associazione Italiana Turismo Responsabile, Cervia 2005)
Le attività turistiche vengono invece riconosciute sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale e artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche.
(Marina di Pietrasanta, pedalando da Massa a Pisa)
Destagionalizzazione, diversificazione e qualificazione dell’offerta turistica, accessibilità e mobilità leggera sono alcuni dei punti focali.
Di fondamentale importanza diventa quindi l’uso ottimale delle risorse ambientali, nel rispetto degli stili di vita, dell’eredità culturale e delle tradizioni delle comunità ospitanti.
(Viareggio, 1913, pedalando da Massa a Pisa)
Paesaggi
La Carta del Paesaggio Mediterraneo del 1992 sottolinea la necessità di attuare politiche più efficaci e sinergiche a livello europeo nella protezione del paesaggio mediterraneo, definito come un valore sociale per tutti, uno dei valori fondamentali della cultura dei popoli d’Europa.
(Lido di Ostia, 1933, pedalando da Palidoro a Roma)
La Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, propone il tema del paesaggio sotto una luce innovativa, definendolo come quella parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e umani e dalle loro interrelazioni.
Rappresenta un bene per l’intera popolazione, perché svolge importanti funzioni sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale”.
Piegato alle esigenze di competitività e di efficienza, anche il paesaggio rischia però di trasformarsi in bene di consumo. Ecco perchè la Convenzione obbliga gli Stati ad elaborare una politica che fornisca orientamenti precisi su come salvaguardare, gestire, progettare i paesaggi.
Riferimenti
Testi estratti da:
- “Eco allestimento balneare nell’ottica della temporaneità sostenibile“, Scuola del Design, Laurea Specialistica in Design degli Interni, Eliana Valenti
- “Le basi storico-scientifiche della talassoterapia” Lucchetta, Monaco, Valenzi, Russo, Campanella, Nocchi, Mennuni, Fraioli
- L’anno in cui si è rotto il turismo, Ferdinando Cotugno
Approfondimenti
> Quanti simboli, quante memorie, quanti ricordi fioriscono con la vicinanza del mare? Siete anche voi affascinati dai segni che il tempo e lo spazio hanno disseminato lungo il Tirreno? Aiutateci ad arricchire questo capitolo, perchè le storie tornino a parlare.
Architetture temporanee
L’evoluzione del concetto di tempo pervade a tutti i livelli la cultura contemporanea, manifestandosi nello spazio urbano con nuovi scenari che fanno dell’eterogeneità, della discontinuità, del dinamismo, della molteplicità e dell’intercambiabilità nuovi valori su cui fondare la riflessione teorica e progettuale. La casa contemporanea viene sempre più considerata sotto forma di una dimora “temporanea”, figura emblematica della mobilità che caratterizza la nostra epoca.
Le strutture temporanee assumono ulteriore importanza lungo la vostra, dove l’impronta invasiva del turismo rischia di diventare una seria minaccia per i fragili ecosistemi.
Il concetto di temporaneità nasce con l’uomo. Sotto forma di rudimentale capanna o nella versione più sofisticata della tenda, per secoli l’uomo si è ingegnato a costruirsi un mezzo per la sopravvivenza in ambienti ostili e congeniale al nomadismo, in contrapposizione alla permanenza duratura tipica dei primi ripari nelle caverne.
La tenda, archetipo della logica insediativa temporanea per eccellenza, rappresenta la forma più evoluta di riparo. Soluzione che non incide negativamente sul contesto ospite, ma vi entra in simbiosi.
Con lo sviluppo delle tecniche agricole e dell’allevamento, la permanenza assume però un valore aggiunto. La “firmitas” di Vitruvio promuove la stabilità fisica ma anche la permanenza temporale. La durata nel tempo diventa complemento indispensabile del bello e dell’utile.
Nel Rinascimento, gli elementi strutturali lignei, che avevano contraddistinto la capanna preistorica, assumono sempre più carattere definitivo, evolvendosi nella purezza statica delle colonne e nell’imponenza crescente dell’architettura.
Bisognerà aspettare Illuminismo e Rivoluzione Industriale per ritrovare un’accezione positiva del concetto di temporaneità. È proprio in questi anni infatti che, a seguito della spinta al collezionismo nata con il Grand Tour e con il diffondersi di nuove tipologie costruttive che vedono nell’acciaio l’emblema della modernità, si affermano grandi fiere ed esposizioni internazionali imperniate su installazioni temporanee.
Dai primi anni del ‘900 si assiste alla graduale trasformazione dell’architettura, legata tradizionalmente al concetto di durata e staticità, in una realtà in divenire, associata ad una dimensione dinamica, transitoria, evolutiva, adattabile al trascorrere del tempo e al mutare delle circostanze. Diventano nuovi paradigmi progettuali la temporaneità (di forma, collocazione e conformazione), la leggerezza, la reversibilità delle tecniche costruttive.
“abbiamo perso il senso del monumentale, del pesante, dello statico e abbiamo arricchito la nostra sensibilità del gusto del leggero, della pratica, dell’effimero, del veloce” (dal Manifesto dell’architettura futurista, 1914)
Durante il secondo conflitto mondiale si registra una sempre più cospicua richiesta di spazi ad uso temporaneo, in primis per far fronte alle contingenze belliche e alle emergenze umanitarie conseguenti. In ambito militare si avviano i primi studi finalizzati alla realizzazione di sistemi costruttivi temporanei leggeri, caratterizzati da reversibilità e adattabilità, anche grazie alle prime ricerche sulle plastiche.
Oggi è possibile ripartire da questi concetti per riconoscere, in un’ottica di neo-nomadismo, l’abitazione e più in generale le strutture dell’ospitalità, come un “abitacolo” in movimento. Architetture reversibili, adattabili, ecologicamente compatibili con l’ambiente circostante, personalizzabili a seconda delle esigenze.
(Scouty)
A mettere in discussione la vocazione alla lunga durata dell’architettura concorrono da anni molteplici fattori tra i quali il dinamismo dei tempi moderni, le esigenze crescenti, la globalizzazione e la mobilità totale, l’influenza della cultura americana del consumismo, le esperienze mordi e fuggi.
In armonia con l’estetica, la progettazione di nuove strutture deve considerare il consumo energetico, lo smaltimento dei rifiuti e l’uso di materiali riciclati. Un connubio che può essere ricercato sempre più nella sperimentazione di strutture temporanee, per evitare di ricadere nella logica di rigidità del costruito, causa dell’attuale obsolescenza e degrado di interi comparti urbani.
Il concetto di reversibilità si è progressivamente affermato nel corso degli anni come caratteristica basilare di un sistema in grado di essere de-costruito affinché gli elementi che lo compongono, anzichè considerati scarti e rifiuti, possano essere valorizzati in un nuovo processo produttivo.
(Goldengate camper)
Talassoterapia
La talassoterapia è una metodica terapeutica che ha origini antiche. Il mare infatti è stato uno dei principali mezzi di cura nella storia dell’uomo. Le sue virtù benefiche erano conosciute e sfruttate già da Egiziani, Fenici, Greci e Romani.
Il potere terapeutico del bagno marino viene testimoniato in numerosi papiri egiziani, ricchi di informazioni sull’uso dell’acqua di mare per medicare piaghe e ferite. Erodoto d’Alicarnasso (484-425 a.C.), osservando come gli stessi Egiziani essiccavano i pesci al sole, intuì i benefici che l’uomo poteva trarre dall’esposizione alla luce solare e propose il bagno di sabbia secondo una tecnica assai simile a quella dei nostri giorni.
Greci e Romani riconoscevano all’acqua di mare molteplici virtù, atte non solo alla cura delle malattie, ma anche al mantenimento dello stato di salute e della bellezza del corpo. Celso nel “De Medicina” consiglia l’esposizione al sole piuttosto che all’ombra e propone di far seguire all’esercizio muscolare l’unzione eseguita al sole.
“L’acqua marina allenta i dolori lombari e le gambe stanche” (Ippocrate di Cos, 460-380 a.C.)
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) scriveva di come i bagni di mare eccitano e sviluppano il corpo. Svetonio (69-130d.C.) nella sua “Vita dei Cesari” non mancava di riportare con quanta cura Nerone facesse uso dell’acqua di mare.
Non meno importante era l’esposizione al sole. Il solarium, infatti, nelle terme romane, serviva per il bagno di sole. Lo stesso Cicerone (106-43 a.C.) chiamava il bagno solare “sol arsus” se eseguito a pelle asciutta e “sol unctus” se l’esposizione avveniva a pelle unta. Il medico Oribasio (325-423 d.C.) che nelle sue “Collectiones medicae” raccolse quanto dalla scienza medica era noto al suo tempo, consigliava il bagno di sole per la cura dell’artrite e dell’obesità.
(Bagnanti, Piazza Armerina, IV sec d.C.)
Nel Medio Evo, le opere di Avicenna richiamano l’attenzione sulla accuratezza con cui deve eseguirsi, nei soggetti deboli, la tecnica del bagno di mare e l’elioterapia. Michele Savonarola (1384-1468), professore a Padova e Ferrara, produsse un’ampia descrizione delle malattie che, dalla cura marina, traggono benefici o ne subiscono danni.
Nel 1553 a Venezia viene dato alle stampe quello che è considerato il capolavoro dell’ Idrologia Medica e il primo vero trattato di balneoterapia: “De Balneis omnia quae extant apud Graecos, Latinos et Arabas scriptores” in cui non mancano i riferimenti alle proprietà terapeutiche del mare.
La talassoterapia “moderna” nasce in Inghilterra nel 1700 con Richard Russel, che descrisse i benefici terapeutici degli agenti naturali provenienti dal mare: sole, sabbia, acqua di mare riscaldata. Non solo consigliava di fare il bagno nell’acqua di mare, ma suggeriva di “bere l’acqua di mare e mangiare tutte cose marine nelle quali è concentrata la virtù del mare”.
Nel 1769 il nostro Spallanzani intuiva l’azione battericida del sole, mentre lo sviluppo della scienza medica, della fisica, della chimica e soprattutto lo spirito di ricerca di quegli anni, portarono ad interessanti osservazioni sull’efficacia dell’elioterapia in alcune dermatiti, ulcere, ferite, nelle fratture, nella tubercolosi ossea, nel rachitismo.
Il mare sembrava, tutto d’un tratto, averle aspettate da sempre. A credere ai medici, stava li, da millenni, perfezionandosi pazientemente, nell’unico preciso intento di offrirsi come unguento miracoloso da offrire alle loro pene, dell’animo e del corpo. Cosi come andavano ripetendo in salotti impeccabili, a mariti e padri impeccabili, gli impeccabili dottori, sorseggiando tè, e misurando le parole, per spiegare, con paradossale cortesia, che lo schifo del mare, e lo choc, e il terrore, era, in vero, serafica cura, per sterilità, anoressie, sfinimenti nervosi, menopause, sovraeccitazioni, inquietudini, insonnie. Ideale esperienza per sanare i turbamenti della giovinezza e preparare alla fatica dei muliebri doveri. Solenne battesimo inaugurale di giovinette divenute donne. (“Oceano mare”, Baricco)
Alla fine del ‘700, l’acqua di mare si somministrava per via orale, per clistere, per via intramuscolare ed endovenosa; si prescriveva come purgante, come faceva lo stesso Ippocrate. Per renderla più gradevole, la si offriva sotto forma di pozioni edulcorate, riattualizzando i consigli di Dioscùride Pedanio, medico greco di Anazarba del I sec. d.C.. Questo entusiasmo, non sempre giustificato, portò White a scrivere “The use and abuse of sea water” pubblicato in Inghilterra nel 1775.
In quello stesso periodo, la talassoterapia ebbe un forte sviluppo anche in Francia. A Dieppe, nel 1778 nasceva la prima “Casa di salute termale marina”. Il termine “talassoterapia” (che trae la sua origine etimologica dalla parola greca thalassa) compare per la prima volta, nel 1867, nell’opera del medico francese La Bonardiére.
Nel XIX secolo, la talassoterapia divenne vera disciplina, anche a seguito delle ricerche di Claude Bernard e di Réne Quinton che dimostrarono l’affinità del pH e della composizione chimica dell’acqua di mare con il liquido extracellulare.
L’essere umano viene restituito alla sua origine acquatica poichè “tutti gli organismi provengono da una cellula e questa cellula è di origine marina”. Viene messa in evidenza una notevole similitudine tra le componenti minerali del plasma umano e dell’acqua marina. Così come la conosciamo oggi, la talassoterapia è figlia di Louis Bagot, che istituì a Roscoff nel 1899 il primo Centro Talassoterapico. Nel 1908 nacque il centro termale di Montecarlo.
In Italia il primo documento ufficiale riguardante la talassoterapia è il “Regolamento per il buon servizio e il buon ordine dei bagni di mare” del Governo Toscano del 1822. Il primo stabilimento eliomarino italiano, l’Ospizio Marino, fu fatto costruire a Viareggio dall’amministrazione dell’Ospedale di Lucca. Fra il 1870 e il 1890 nascono i più prestigiosi stabilimenti elioterapici dell’Alto Adriatico, quelli del Lido di Venezia e di Grado. Nel 1910 Giulio Ceresole fonda l’Osservatorio per lo studio della Climato-talassoterapia al Lido di Venezia.
(stabilimento idroterapico di Rimini)
Negli anni cinquanta a Venezia si istituì la balneoterapia con acqua di mare calda. L’esempio fu presto seguito a Grado e a Jesolo, dove accanto al vecchio Istituto Marino nasceva uno stabilimento psammoterapico. Negli anni ’60, a Lignano, Bibione e Sottomarina sorgevano stabilimenti per sabbiature. Nel 1976 venne costruito il famoso stabilimento talassoterapico di Rimini. Nel corso degli anni, i centri dove si pratica la talassoterapia si sono moltiplicati sulle coste dell’Atlantico, del Baltico, del Mediterraneo e del Mar Nero.
È in Francia che gli istituti talassoterapici hanno conosciuto il maggiore sviluppo ed è proprio la Scuola Francese che ha elaborato i criteri attualmente riconosciuti e codificati sulle applicazioni delle metodiche talassoterapiche.
(Seebrücke Ahlbeck)
In Italia sono attivi diversi centri talassoterapici: Grado, Lignano Sabbiadoro, Rimini, terme di Cervia, terme di San Giovanni all’isola d’Elba, terme di Santa Margherita, Terme del Parco Fort Village in Sardegna.
La talassoterapia si avvale degli effetti terapeutici determinati nell’organismo umano dai due principali elementi caratterizzanti l’ambiente di mare: il clima e l’acqua marina. Prevede l’utilizzazione simultanea, sotto sorveglianza medica e in un sito marino privilegiato, del clima marino, dell’acqua di mare, dei fanghi marini, delle alghe, delle sabbie e di tutte le altre sostanze del mare.
Il termine “talassoterapia” comprende, dunque, diverse metodiche terapeutiche, quali: la climatoterapia e in particolare l’elioterapia, la balneoterapia, la psammoterapia, la peloidoterapia, l’algaterapia.
Spiagge
> Cosa sarebbe un mare senza una spiaggia? Al termine di un temporale o all’avvicinarsi di un tramonto, tra un bagno rinfrescante e una passeggiata sul bagnasciuga. Che sia in piena estate o d’inverno. Profumi e cantilene che portiamo dentro una generazione dopo l’altra. Diversi itinerari in bici lungo la futura ciclovia Tirrenica ci permettono di avvicinare la meraviglia dei granelli di sabbia. segue...
Colonie marine
> Le colonie marine: edifici monumentali lungo le coste italiane, luoghi fragili e memorie di un passato tutto ancora da metabolizzare. Nate per curare le malattie infettive, nel tempo acquisiscono altri significati, in particolar modo legati all’educazione delle masse e alla costruzione di un’identità politica nelle giovani generazioni, promossi sia dai regimi totalitari che da governi democratici. In molti casi, queste costruzioni anticipano l’urbanizzazione di nuove mete turistiche costiere e montane, rese accessibili dalle linee ferroviarie in costruzione. segue...
Spiagge e cinema
> La spiaggia, territorio fisico e geografico, è soprattutto un vero e proprio topos nel quale si possono rispecchiare in forme più o meno evidenti le caratteristiche sociali, antropologiche e identitarie di un popolo. segue...
Extra
Tappa dopo tappa
> Gli itinerari già pedalabili lungo la futura Ciclovia Tirrenica, li abbiamo elencati in tappe. La presenza di alcuni tratti critici ci impedisce di offrire un percorso continuativo da Ventimiglia a Roma. Il risultato è comunque strabiliante e le visioni raccolte pedalando dovrebbero convincere anche voi. segue...
Tirrenica Extra
> Il progetto ufficiale della futura Ciclovia Tirrenica al momento parte da Ventimiglia e finisce a Roma. Noi, dal basso, proviamo a raccogliere spunti preziosi anche su altri percorsi che coinvolgono il Tirreno. segue...
Mostri marini
> I luoghi “estremi” sono l’habitat privilegiato dove insediare mostri e altre oscure presenze. Le profondità marine, in particolare, hanno da sempre fornito sfondo e materia prima per ogni genere di rappresentazione fantastica e, almeno fino al XIV secolo, sono lo spazio di ogni pericolo. segue...
Letture
> Mostri marini, saline, bonifiche, colonie estive, divinità, boom economico, idrovolanti, ferrovie, .... Storie impigliate sotto costa o affondate in alto mare, sferzate dai venti o cullate dalle onde. Tante letture da sfogliare in compagnia del Tirreno. segue...
Percorsi tematici
> Spiagge, fari, pinete, zone umide, promontori, miniere, …. quante storie siete pronti ad ascoltare? Il Tirreno è un teatro che racconta mille incontri. Le memorie storiche si intrecciano con gli scenari naturali, imprimendo a terra tracce da rievocare, un pedale alla volta. Seguendo in bici il mare e i suoi tematismi. segue...
ProgettoZERO
> Un progetto nato dal basso, che aggrega informazioni per partire in bici in compagnia del Tirreno. In attesa di un sito ufficiale che ci lasci liberi di pedalare, aiutateci a rendere questo spazio utile a tutti coloro in cerca di itinerari da Ventimiglia a Roma (...e oltre) segue...
Overtourism
Napoli, Venezia, e molte altre città italiane rischiano di essere soffocate da un’ondata di persone che portano denaro ad alcune categorie ma non all’intero tessuto cittadino. Che ne sarà dello spirito delle città? E sul tema degli affitti, qual è il rischio di appoggiarci, come paese, a un’economia di rendita?”. riascolta la puntata di “Tutta la città ne parla” del 4.11.24
Il vostro contributo
> Innamorat@ anche voi delle pedalate vista mare? Date una occhiata al progettoZERO e alla squadra operativa. Partecipate con passaparola, proposte, feedback, ... Le amministrazioni non vedono le potenzialità di un percorso ciclabile lungo il Tirreno? Mostriamo loro il contrario. Facciamo conoscere insieme la bellezza delle nostre coste. segue...
(spiaggia di Maccarese, pedalando da Palidoro a Roma, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )