Turismo balneare

All’interno della rassegna di letture in compagnia del Tirreno e dopo l’approfondimento sui mostri marini, una pagina dedicata al turismo balneare.

Testi estratti da: “Eco allestimento balneare nell’ottica della temporaneità sostenibile“, Scuola del Design, Laurea Specialistica in Design degli Interni, Eliana Valenti

“Turista è chiunque viaggi in paesi diversi da quello in cui ha la sua residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo abituale sia diverso dall’esercizio di ogni attività remunerata all’interno del paese visitato. In questo termine sono inclusi coloro che viaggiano per: svago, riposo e vacanza; per visitare amici e parenti; per motivi di affari e professionali, per motivi di salute, religiosi/pellegrinaggio e altro”.(Organizzazione Mondiale del Turismo)

Il turismo è l’azione svolta da coloro che viaggiano e visitano luoghi a scopo di svago, conoscenza e istruzione. L’origine di questa pratica, alla base dello sviluppo del turismo balneare, nasce nel ‘600 in Inghilterra con il Grand Tour, il viaggio formativo di giovani aristocratici e studiosi che, spinti dalla voglia di apprendere tecniche, lingue e conoscenze, partono alla scoperta di nuovi Paesi.

(Pompei)

Durante il ‘700 il Grand Tour perde la propria motivazione culturale e di formazione. I tempi cambiano e i viaggi si aggiornano promettendo svago, relax e divertimento. Sulle coste britanniche  nascono numerose stazioni termali. Si inizia a viaggiare anche alla ricerca di oggetti d’arte, destinati ad ampliare le collezioni dei ricchi aristocratici.

L’industrializzazione porta alla formazione di un nuovo ceto borghese, desideroso di emergere anche attraverso la villeggiatura, facilitata dalla nascita dei centri termali e dallo sviluppo dei trasporti su rotaia.

(Ostend bain)

Lo scopo originale dei centri termali è principalmente curativo. Per purificare il corpo, agli ospiti vengono proposti cicli di immersioni e speciali acque da bere, secondo i dettami delle ultime teorie sull’effetto benefico dell’idroterapia.

Queste prime esperienze di turismo balneare sono incentrate sulla cura del corpo, ma contemplano anche momenti di svago e relax, così da diventare occasioni per sfogare la voglia di libertà e di evasione dal quotidiano.

Alla fine del ‘700 i bagni terapeutici marini fanno la comparsa anche in Italia, principalmente sulle coste romagnole, dove viene  riproposto il modello dell’immersione da piattaforme in legno, costruite in mare a poche decine di metri da riva. Dai camerini ci si cala in acqua grazie ad apposite scalette.

Nel XIX secolo aumenta la diffusione del bagno in mare, grazie alle nuove teorie sugli effetti benefici e tonificanti dell’acqua salata, da perseguire con ripetute immersioni.

(bagnanti in spiaggia)

L’esodo verso le coste europee del Mediterraneo ha inizio nel primo dopoguerra, quando le teorie elioterapiche individuano nel sole, più che nel mare, l’elemento benefico. Il corpo abbronzato diventa il corpo ideale, in opposizione alla pelle chiara dell’aristocrazia. I luoghi di villeggiatura del Nord Europa perdono così di importanza, non potendo garantire l’abbronzatura richiesta.

Le spiagge italiane si trasformano in luogo di indottrinamento  con il culto della salute e del corpo propugnato dal fascismo. Vengono coinvolti anche i bambini, spediti nelle colonie marine.

(elogio della sabbia)

Bathing machines e stabilimenti

La trasformazione dei costumi della società, con la progressiva dissoluzione della divisione fra classi,  si riflette anche sulle spiagge e sulla evoluzione delle attrezzature per approcciarsi all’acqua.

Nella seconda metà del ‘700 iniziano a comparire sulle spiagge le nuove classi borghesi e mercantili. Per sfruttare le cure marine senza rinunciare alla propria intimità ed elevazione sociale, le élites ricorrono all’impiego delle “bathing machines”.

(Whitby beach)

Si tratta di cabine su ruote, trainate da cavalli fin dentro il mare. Sono dotate di una scaletta dalla quale, una volta lasciata la riva, si può scendere in acqua. Con la loro “mobilità” risolvono il problema delle forti maree dell’Oceano, che avrebbero travolto le attrezzature fisse.

Con la possibilità di allontanarsi da occhi indiscreti risolvono il problema della privacy, specie per i bagni della donne. Alcune cabine sono perfino dotate di un tendone in cui ci si può celare una volta in acqua,  per bagnarsi anche nudi, così come consigliano i medici. Le Bathing Machines agli inizi del Novecento diventano strumenti collaudati e di successo sulle coste europee di Inghilterra, Belgio, Olanda, Francia e Spagna.

(bathing machine)

Nelle coste in cui il fenomeno della marea è limitato, in alternativa alle bathing machines vengono costruiti padiglioni in legno piantati su palafitte. Tra i primi stabilimenti balneari “fissi” va ricordato quello di Doberan, sul Mar Baltico, voluto dal dottor Vogel, uno dei padri della balneoterapia. Questo stabilimento servirà da modello per i numerosi impianti sorti nel primo quarto dell’Ottocento sulle coste tedesche del Mar Baltico e del Mare del Nord, come Travemünde nel 1800, Colberg nel 1892, Swinenmünde nel 1825, Nordenrey nel 1797, Cuxhaven 1816, etc…

Sul Mediterraneo questo tipo di impianti compare inizialmente a Livorno, con la costruzione, nel 1781, dei Bagni Baretti. A Livorno seguiranno Viareggio nel 1828, Rimini nel 1843, il Lido di Venezia nel 1857. Sulle coste francesi e slave nascono padiglioni da bagno, con servizi per il ristoro, la conversazione, le cure idroterapiche.

Gli stabilimenti – al pari delle bathing machines – sono costruiti per garantire la privacy. Si entra in acqua scendendo le scale davanti al camerino,  al quale si accede attraverso un pontile in legno che parte dalla spiaggia. Donne e uomini sono rigorosamente divisi secondo norme rivolte a tutelare il decoro e la “morale”. I camerini sono posti parallelamente al mare lungo la spiaggia, come a Rimini, oppure ortogonalmente, come sul Mar Baltico, sul Mare del Nord e sulle coste liguri e toscane.

(camerini sul mare)

Le cabine possono essere interpretate come una riproposizione stanziale delle bathing machines, mantenendone la destinazione d’uso di spazio di servizio e spogliatoii, nonché deposito di accessori per la balneazione.

La cabina viene affiancata, nei secoli a seguire, dall’installazione di elementi di ombreggiamento, come leggeri pergolati lignei integrati a teli di copertura e/o tende divisorie.

I grossi stabilimenti balneari degli anni ‘30, in linea con la filosofia “Mens sana in corpore sano” del primo dopoguerra e della propaganda fascista, esaltano fin dall’inizio la presenza di attività sportive, arrivando ad ospitare nella seconda metà del ‘900 palestre a cielo aperto, sessioni aerobiche in spiaggia e attività legate al fitness, in un’ottica spaziale che vede l’elemento spiaggia trasformato in modo camaleontico a seconda dell’utilizzo.

(giochi in spiaggia)

Negli anni ’50 le cabine in legno vengono sostituite da quelle prefabbricate di cemento, la cui forma “moderna” trova riscontro nel razionale anonimato degli esercizi alberghieri circostanti.

(Sanremo, 1957)

L’evoluzione del concetto di spiaggia si riflette nella trasformazione del settore turistico. Complici i cambiamenti registrati a livello di istruzione, qualità e prospettive di vita, la maggior sensibilità verso il benessere e l’ambiente, la ricerca di esperienze autentiche, il rallentamento delle economie, nonché la diffusione di Internet e dei voli low-cost.

Emergono nuove pratiche turistiche, più articolate e complesse di quelle degli anni ’50-’60. Si passa infatti dai cicli turistici lunghi e semplici, caratteristici dell’inizio del XIX secolo, ai cicli turistici accelerati e complessi degli ultimi decenni,  caratterizzati da un mix di attività all’aria aperta (spiaggia, nautica, giochi, corse, equitazione, ecc.), socio-culturali (festival, feste, congressi, musei, ecc.) e socio-economiche (affari, esposizioni, ecc..).

Impatti

Il turismo è un fenomeno economico, sociale e culturale di vasta portata, che coinvolge molteplici attori con diverse responsabilità e doveri. Nella sua declinazione di turismo di massa e di lusso, se da un lato rappresenta un’occasione per molte destinazioni turistiche, dall’altro determina una minaccia per l’ambiente, per la popolazione e la cultura di un luogo.

(cabine in spiaggia)

L’uso diversificato dello spazio balneare da parte di una società sempre più vasta ed eterogenea  determina un incremento nella varietà delle unità turistiche ricettive, spesso però a discapito dell’ambiente ospitante.

Il turismo della seconda metà del secolo scorso trasforma i paesaggi delle vacanze marine, alterandone spesso caratteri e identità pur di andare incontro alle crescenti esigenze della massa. Colossi alberghieri e interventi urbanistici a carattere fortemente cementizio sottolineano il cambio di rotta nelle offerte ricettive.

(giostra sul mare)

A partire dagli anni ’60, con il boom economico e l’aumento della pressione antropica, le problematiche ambientali costiere in Italia si acuiscono. L’incessante sviluppo degli insediamenti  comporta squilibri ecologici, erosione delle coste e progressiva distruzione di paesaggi storici. In Italia si deve ricorrere all’istituzione di “Aree Marine Protette”, estese per circa il 12% delle nostre coste.

(l’area marina protetta di Punta Campanella, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

Sempre più spesso si è infatti propensi alla realizzazione di attrezzature, edifici e grandi opere, occupando se non addirittura prevaricando le dune costiere, costruendo sulle zone umide, dissipando flora e fauna, influenzando la diversità biologica.

(stabilimento Kursaal a Ostia)

Le trasformazioni indotte dall’uomo sugli ecosistemi naturali costieri testimoniano la precarietà dell’equilibrio complessivo del territorio. Il processo di degrado generalizzato si manifesta con diffusione sregolata di infrastrutture, crescita incontrollata della mobilità, processi invasivi di trasformazione agricola.

L’impatto del turismo sul territorio dipende ovviamente dalla dimensione e dalle caratteristiche dei flussi di visitatori, nonché dalle motivazione di viaggio. Dal turismo di esplorazione alle forme di turismo alternative, fino al turismo di massa, si registrano influenze via via crescenti.

(Marina di Pisa)

Economici

Dal punto di vista economico è indiscutibile che il turismo possa generare effetti positivi. Entrate fiscali, valuta straniera, posti di lavoro e opportunità imprenditoriali, rete di infrastrutture (aeroporti, strade, elettricità, reti telefoniche, ecc..) contribuiscono ad aumentare la qualità della vita per le popolazioni locali, valorizzando le risorse naturali, artistiche e culturali del Paese.

(Marina di Massa)

Ma molti costi non sono di immediata rilevazione e spesso ricadono sui residenti in una spirale economica negativa. Accade non di rado che la ricchezza generata dall’attività turistica torni nei paesi d’origine dei flussi turistici, lasciando a disposizione delle comunità ospitanti solo una minima parte dei guadagni.

Nel caso dei pacchetti turistici all-inclusive, ad esempio, si stima che l’80% del costo sostenuto dal viaggiatore torni indietro. Tale somma è infatti destinata alla copertura dei costi internazionali del trasporto aereo, dei tour operator, delle catene alberghiere e delle altre compagnie che molto spesso hanno le loro sedi nei paesi di provenienza del turista.

Altri impatti negativi riguardano il possibile aumento dei prezzi di beni e servizi, indotto dalla concorrenza tra domanda turistica e domanda locale. Si aggiunge il rischio delle cosiddette ‘monoculture turistiche’:  se l’economia di una località dipende eccessivamente dalle attività turistiche, si rischia una destabilizzazione generale dell’economia locale al mutare delle mode,  delle preferenze dei turisti, delle variabili climatiche,…

Socio-culturali

Il fenomeno turistico ha dei risvolti, positivi e negativi, anche dal punto di vista socio-culturale. Tra gli effetti positivi: nuove opportunità di crescita professionale, nuove infrastrutture, anche sanitarie. Rifioritura delle arti e delle tradizioni locali. L’incontro tra diverse culture stimola il confronto e l’arricchimento delle comunità.

(Versilia, 1930)

D’altra parte il turismo espone all’incontro con persone appartenenti a culture anche molto diverse tra loro, con il rischio di profonde alterazioni. Emblematica è la mercificazione di riti e tradizioni, recuperati per il solo divertimento dei turisti, così come la standardizzazione nella domanda turistica, che spinge verso la monocultura di ristoranti, alberghi, negozi.

(spiaggia e boom economico)

Ambientali

I beni culturali ed ambientali, sempre meno finanziati a livello statale, trovano nelle attività turistiche nuovi curanti, perché rappresentano i fattori fondamentali di attrattività e competitività all’interno del settore. Le località turistiche devono infatti la loro popolarità all’integrità delle bellezze naturali, un loro degrado porterebbe al declino dei flussi turistici.

(Follonica, spiaggia di levante)

Paradossalmente si assiste ancora oggi a forme di sviluppo irrazionali che hanno corrotto il territorio, talvolta in modo irreversibile.

Prospettive future

Se da un lato le risorse ambientali influenzano lo sviluppo turistico, dall’altro ne vengono a loro volta modificate, talvolta in maniera irreversibile. È quindi necessario spingere verso un turismo sostenibile, spingendo perchè modelli di fruizione risultino compatibili con la salvaguardia ambientale e la sostenibilità energetica.

Responsabilità e sostenibilità

Con i suoi 8000 Km di costa l’Italia gode di un florido turismo balneare. Il volume di affari generato rappresenta il 30% del totale, contro il 25% delle città d’interesse storico e artistico, oltre ad essere primo per capacità ricettiva.

“Il turista vive tutto l’anno inseguendo la sua stanchezza, non ha tempo per capire, studiare, imparare. È generalmente esausto, e quindi si affida a tutto quello che è già pronto, Tripadvisor, la Seo universale delle dieci cose da non perdere, e così via. La ricerca delle stesse foto, degli stessi hashtag, degli stessi quartieri, delle stesse esperienze autentiche, la povertà delle risorse intellettuali con cui il turista si mette in ridicolo è frutto di tante cose, ma soprattutto lo è di quanto poco tempo siamo in grado dedicare alla creazione di un riposo di valore.” (L’anno in cui si è rotto il turismo)

Per fortuna, negli ultimi anni si stanno diffondendo esperienze di turismo responsabile: promuovere la conoscenza del luogo coniugando fra loro identità e innovazione, economia ed ecologia, valori esistenti e nuovi usi.

“il turismo responsabile è il turismo attuato secondo i principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori”. (AITR Associazione Italiana Turismo Responsabile, Cervia 2005)

Alla responsabilità si può associa la sostenibilità: “le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”.

(Marina di Pietrasanta)

Le attività turistiche vengono riconosciute sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale e artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche.

Lo sviluppo sostenibile del turismo pone quindi alla base  la redditività del territorio  in una prospettiva di lungo periodo con obiettivi di compatibilità ecologica, socio-culturale ed economica.

Destagionalizzazione, diversificazione e qualificazione dell’offerta turistica, accessibilità e mobilità leggera sono alcuni dei punti focali.

Di fondamentale importanza diventa quindi l’applicazione di un uso ottimale delle risorse ambientali, nel rispetto degli stili di vita, dell’eredità culturale e delle tradizioni delle comunità ospitanti, parallelamente allo sviluppo di attività economiche nel lungo periodo.

(Viareggio, 1913)

Paesaggio

Il turismo tradizionale ha comportato un generalizzato degrado dell’ambiente litoraneo, spesso accompagnata da una esperienza superficiale e stereotipata. Rincorrendo esigenze di competitività e di efficienza, il paesaggio si trasforma in bene di consumo, rinnegando il “valore” attribuitogli dal primo turismo ottocentesco. L’espressione “turista” acquisisce allora un senso dispregiativo.

La Carta del Paesaggio Mediterraneo del 1992 sottolinea la necessità di attuare politiche più efficaci e sinergiche a livello europeo nella protezione del paesaggio mediterraneo, definito come un valore sociale per tutti, uno dei valori fondamentali della cultura dei popoli d’Europa. “Lo sviluppo del turismo deve essere basato sul criterio della sostenibilità”, cioè “ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente, esteticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali”; che occorre sempre attuare, in favore del paesaggio, studi di impatto, programmi e procedure d’assetto e gestione dell’ambiente e del territorio, dando particolare rilievo alla dimensione paesaggistica.

(torre di Buranaccio, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

La Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, propone il tema del paesaggio sotto una luce innovativa, definendolo  come quella “parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e umani e dalle loro interrelazioni” che “svolge importanti funzioni sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale” e rappresenta quindi un bene per l’intera popolazione.

La Convenzione obbliga gli Stati che l’hanno ratificata ad elaborare una politica del paesaggio che fornisca orientamenti precisi sui metodi idonei a promuovere la salvaguardia, la gestione e la progettazione dei paesaggi.

Architetture temporanee

Considerata la fragilità degli ecosistemi costieri, particolare attenzione andrebbe posta verso la realizzazione di strutture temporanee per minimizzare l’impronta invasiva del turismo balneare.

Il concetto di temporaneità trae la propria origine sin dai primordi della storia dell’uomo. Sotto forma di rudimentale capanna, o nella versione più sofisticata della tenda, per secoli l’uomo si è ingegnato a costruirsi un mezzo per la sopravvivenza in ambienti ostili e congeniale ad uno stile di vita nomade, contrapposto alla permanenza duratura tipica delle prime soluzioni di riparo nelle caverne.

(Cercle the world)

La tenda, archetipo della logica insediativa temporanea per eccellenza, rappresenta la forma più evoluta di riparo. Forme di insediamento temporaneo che non incidono negativamente sul contesto ospite ma vi entrano in simbiosi.

Con lo sviluppo delle tecniche agricole e dell’allevamento, la permanenza assume un valore aggiunto. La firmitas di Vitruvio promuove la stabilità fisica ma anche la permanenza temporale. La durata nel tempo, complemento indispensabile del bello e dell’utile, viene associata alla migliore garanzia di valore.

Nel Rinascimento gli elementi strutturali lignei che avevano contraddistinto la capanna preistorica assumono sempre più carattere definitivo, evolvendosi nella purezza statica delle colonne e nell’imponenza crescente dell’architettura.

(Kevin Cyr bici camper)

Bisognerà aspettare gli anni dell’Illuminismo e della Rivoluzione Industriale per ritrovare un’accezione positiva del concetto di temporaneità. È proprio in questi anni infatti che, a seguito della spinta al collezionismo nata con il Grand Tour e con il diffondersi di nuove tipologie costruttive che vedono nell’acciaio l’emblema della modernità, si affermano grandi fiere ed esposizioni internazionali imperniate su installazioni temporanee.

Dai primi anni del ‘900 si assiste alla graduale trasformazione dell’architettura, legata tradizionalmente al concetto di durata e staticità, in una realtà in divenire, associata ad una dimensione dinamica, transitoria, evolutiva, adattabile al trascorrere del tempo e al mutare delle circostanze. La temporaneità (di forma, collocazione, e conformazione), la leggerezza e la reversibilità delle tecniche costruttive diventano nuovi paradigmi progettuali.

“abbiamo perso il senso del monumentale, del pesante, dello statico e abbiamo arricchito la nostra sensibilità del gusto del leggero, della pratica, dell’effimero, del veloce” (dal Manifesto dell’architettura futurista, 1914)

Durante il secondo conflitto mondiale si registra una sempre più cospicua richiesta di spazi ad uso temporaneo, in primis per far fronte alle contingenze belliche e alle emergenze umanitarie conseguenti. In ambito militare si avviano i primi studi finalizzati alla realizzazione di sistemi costruttivi temporanei leggeri, caratterizzati da reversibilità e adattabilità, anche grazie alle prime ricerche sulle plastiche.

Oggi è possibile ripartire da questi concetti per riconoscere, in un’ottica di neo-nomadismo, l’abitazione e più in generale le strutture dell’ospitalità, come un “abitacolo” in movimento. Architetture reversibili, adattabili, ecologicamente compatibili con l’ambiente circostante, personalizzabili a seconda delle esigenze.

(Scouty)

A mettere in discussione la vocazione alla lunga durata dell’architettura concorrono infatti da anni molteplici fattori tra i quali il dinamismo dei tempi moderni, le esigenze crescenti, la globalizzazione e la mobilità totale, l’influenza della cultura americana del consumismo, le esperienze mordi e fuggi.

In armonia con l’estetica, la progettazione di nuove strutture deve considerare il consumo energetico, lo smaltimento dei rifiuti e l’uso di materiali riciclati. Un connubio che può essere ricercato sempre più nella sperimentazione di strutture temporanee, per evitare di ricadere nella logica di rigidità del costruito, causa dell’attuale obsolescenza e degrado di interi comparti urbani.

(Topeak bike tent)

L’evoluzione del concetto di tempo pervade a tutti i livelli la cultura contemporanea, manifestandosi nello spazio urbano con nuovi scenari che fanno dell’eterogeneità, della discontinuità, del dinamismo, della molteplicità e dell’intercambiabilità nuovi valori su cui fondare la riflessione teorica e progettuale. La casa contemporanea viene sempre più considerata sotto forma di una dimora “temporanea”, figura emblematica della mobilità che caratterizza la nostra epoca.

Il concetto di reversibilità si è progressivamente affermato nel corso degli anni come caratteristica basilare di un sistema in grado di essere de-costruito affinché gli elementi che lo compongono possano essere considerati come effettive risorse da reintrodurre in un nuovo processo produttivo. I materiali diventando una nuova risorsa da reintegrare nell’ambiente e non più residui, scarti o, peggio ancora, rifiuti.

(Goldengate camper)

Approfondimenti

> Quanti simboli, quante memorie, quanti ricordi fioriscono con la vicinanza del mare? Siete anche voi affascinati dai segni che il tempo e lo spazio hanno disseminato lungo il Tirreno? Aiutateci ad arricchire questo capitolo, perchè le storie tornino a parlare.

Talassoterapia

Testi estratti da “Le basi storico-scientifiche della talassoterapia” Lucchetta, Monaco, Valenzi, Russo, Campanella, Nocchi, Mennuni, Fraioli

La talassoterapia è una metodica terapeutica che ha origini antiche. Il mare infatti è stato uno dei principali mezzi di cura nella storia dell’uomo. Le sue virtù benefiche erano conosciute già da Egiziani, Fenici, Greci e Romani che ne sfruttavano le proprietà terapeutiche.

Numerosi papiri egiziani sono ricchi di informazioni sull’uso dell’acqua di mare per medicare piaghe e ferite. Euripide (485-407 a.C.), curato in Egitto per una difficile malattia con bagni freddi di acqua di mare, testimonia, nei suoi scritti, il potere terapeutico del mare: “il mare guarisce le malattie degli uomini”. Gli Egiziani consigliavano l’uso dell’acqua di mare per curare e detergere piaghe, riconoscendo il potere terapeutico del bagno marino. Erodoto d’Alicarnasso (484-425 a.C.), osservando come gli stessi Egiziani essiccavano i pesci al sole, intuì i benefici che l’uomo poteva trarre dall’esposizione alla luce solare e propose il bagno di sabbia secondo una tecnica assai simile a quella dei nostri giorni.

“L’acqua marina allenta i dolori lombari e le gambe stanche” (Ippocrate di Cos, 460-380 a.C.)

Sia i Greci che i Romani riconoscevano all’acqua di mare molteplici attività terapeutiche atte non solo alla cura delle malattie ma anche al mantenimento dello stato di salute e della bellezza del corpo. Celso nel “De Medicina” consiglia l’esposizione al sole piuttosto che all’ombra e propone di far seguire all’esercizio muscolare, l’unzione eseguita al sole.
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) scriveva di come i bagni di mare eccitano e sviluppano il corpo e Svetonio (69-130d.C.) nella sua “Vita dei Cesari” non mancava di riportare con quanta cura Nerone facesse uso dell’acqua di mare.

Non meno importante presso i romani era l’esposizione al sole. Il solarium, infatti, nelle terme romane, serviva per il bagno di sole, come riferisce Plinio (23-79 d.C.). Lo stesso Cicerone (106-43 a.C.) chiamava il bagno solare “sol arsus” se eseguito a pelle asciutta e “sol unctus” se l’esposizione avveniva a pelle unta. Il medico Oribasio (325-423 d.C.) che nelle sue “Collectiones medicae” raccolse quanto dalla scienza medica era noto al suo tempo, consigliava il bagno di sole per la cura dell’artrite e dell’obesità.

Nel Medio Evo le opere di Avicenna richiamano l’attenzione sulla accuratezza con cui deve eseguirsi la tecnica del bagno di mare e l’ elioterapia nei soggetti deboli. Michele Savonarola (1384-1468), professore a Padova e Ferrara, produsse un’ampia descrizione delle malattie che traggono benefici dalla cura marina e di quelle che ne subiscono danni.
Nel 1553 per iniziativa dei Giunta, a Venezia, viene dato alle stampe quello che è considerato il capolavoro dell’ Idrologia Medica e il primo vero trattato di balneoterapia: “De Balneis omnia quae extant apud Graecos, Latinos et Arabas scriptores” in cui non mancano i riferimenti alle proprietà terapeutiche del mare.

La talassoterapia “moderna” nasce in Inghilterra nel 1700 con gli studi di Richard Russel le cui opere più importanti furono “De tabe glandulari, sive de usu aquae marinae in morbis glandularum” e “On the use of sea water”. Russel utilizzò l’ambiente marino a scopo terapeutico nello stabilimento di Brighton. Descrisse i benefici terapeutici degli agenti naturali provenienti dal mare: sole, sabbia, acqua di mare riscaldata. Non solo consigliava di fare il bagno nell’acqua di mare, ma suggeriva di “bere l’acqua di mare e mangiare tutte cose marine nelle quali è concentrata la virtù del mare”.

Nel 1769 il nostro Spallanzani intuiva l’azione battericida del sole, mentre lo sviluppo della scienza medica, della fisica, della chimica e soprattutto lo spirito di ricerca di quegli anni, portarono ad interessanti osservazioni sull’efficacia dell’elioterapia in alcune dermatiti, ulcere, ferite, nelle fratture, nella tubercolosi ossea, nel rachitismo.

Alla fine del ‘700, l’acqua di mare si somministrava per via orale, per clistere, per via intramuscolare ed endovenosa; si prescriveva come purgante, come faceva lo stesso Ippocrate e, per renderla più gradevole, la si offriva sotto forma di pozioni edulcorate riattualizzando i consigli di Dioscùride Pedanio, medico greco di Anazarba del I sec. d.C.. Questo entusiasmo, non sempre giustificato, portò White a scrivere “The use and abuse of sea water” pubblicato in Inghilterra nel 1775.

(stabilimento idroterapico)

In quello stesso periodo, la talassoterapia ebbe un forte sviluppo anche in Francia dove vennero pubblicate le opere del Maret in cui si descriveva il meccanismo d’azione dei bagni d’acqua dolce e di mare e il loro uso, il “Manuale dei bagni di mare” di Blot, il “Manuale igienico e terapeutico dei bagni di mare” di Roccas. Sempre in Francia, a Dieppe, nasceva nel 1778 la prima “Casa di salute termale marina” mentre il termine “talassoterapia” (che trae la sua origine etimologica dalla parola greca thalassa) compare per la prima volta, nel 1867, nell’opera del medico francese La Bonardiére.

Nel XIX secolo, la talassoterapia divenne vera disciplina, anche a seguito delle ricerche di Claude Bernard e di Réne Quinton che dimostrarono l’affinità del pH e della composizione chimica dell’acqua di mare con il liquido extracellulare. In questi studi l’organismo umano viene restituito alla sua origine acquatica poichè “tutti gli organismi provengono da una cellula e questa cellula è di origine marina” e viene messa in evidenza una notevole similitudine tra le componenti minerali del plasma umano e dell’acqua marina. La talassoterapia, così come la conosciamo oggi, è figlia di Louis Bagot che istituì a Roscoff nel 1899 il primo Centro Talassoterapico. Nel 1908 nacque il centro termale di Montecarlo.

In Italia il primo documento ufficiale riguardante la talassoterapia è il “Regolamento per il buon servizio e il buon ordine dei bagni di mare” del Governo Toscano del 1822. Il primo stabilimento eliomarino italiano, l’Ospizio Marino, fu fatto costruire a Viareggio dall’amministrazione dell’Ospedale di Lucca. Fra il 1870 e il 1890 nascono i più prestigiosi stabilimenti elioterapici dell’Alto Adriatico, quelli del Lido di Venezia e di Grado. Nel 1910 Giulio Ceresole fonda l’Osservatorio per lo studio della Climato-talassoterapia al Lido di Venezia.

Negli anni cinquanta a Venezia si istituì la balneoterapia con acqua di mare calda. L’esempio fu presto seguito a Grado e a Jesolo, dove accanto al vecchio Istituto Marino nasceva uno stabilimento psammoterapico; a Lignano nel 1963, a Bilione ed a Sottomarina, poco più tardi, sorgevano stabilimenti per sabbiature e nel 1976 venne costruito il famoso stabilimento talassoterapico di Rimini. Nel corso degli anni, i centri dove si pratica la talassoterapia si sono moltiplicati sulle coste dell’Atlantico, del Baltico, del Mediterraneo e del Mar Nero.

È in Francia che gli istituti talassoterapici hanno conosciuto il maggiore sviluppo ed è proprio la Scuola Francese che ha elaborato i criteri attualmente riconosciuti e codificati sulle applicazioni delle metodiche talassoterapiche. In Italia, i centri talassoterapici attivi sono quelli di Grado, di Lignano Sabbiadoro, di Rimini, le terme di Cervia, le terme di San Giovanni all’isola d’Elba, le terme di Santa Margherita e le Terme del Parco Fort Village in Sardegna. Inoltre, in sintonia con le nuove esigenze di benessere e grazie allo sviluppo della ricerca e al rigore scientifico nel proporre l’utilizzo a fini terapeutici delle virtù dell’acqua di mare, si è allargato il ventaglio delle prestazioni e dei trattamenti effettivamente

L’essenza della talassoterapia è quella di sfruttare alcune caratteristiche del mezzo marino per ottenere determinate risposte biologiche. Essenzialmente la talassoterapia si avvale degli effetti terapeutici determinati nell’organismo umano dai due principali elementi caratterizzanti l’ambiente di mare: il clima e l’acqua marina. Per talassoterapia si intende “l’utilizzazione simultanea sotto sorveglianza medica con scopo preventivo e curativo, dei benefici dell’ambiente marino che comprende: il clima marino, l’acqua di mare, i fanghi marini, le alghe, le sabbie e tutte le altre sostanze del mare, in un sito marino privilegiato”. Il termine “talassoterapia” comprende, dunque, diverse metodiche terapeutiche, quali: la climatoterapia e in particolare l’elioterapia, la balneoterapia, la psammoterapia, la peloidoterapia, l’algaterapia.

Spiagge

> Cosa sarebbe un mare senza una spiaggia? Al termine di un temporale o all’avvicinarsi di un tramonto, tra un bagno rinfrescante e una passeggiata sul bagnasciuga. Che sia in piena estate o d’inverno. Profumi e cantilene che portiamo dentro una generazione dopo l’altra. Diversi itinerari in bici lungo la futura ciclovia Tirrenica ci permettono di avvicinare la meraviglia dei granelli di sabbia.  segue...

Colonie marine

> Le colonie marine, edifici monumentali lungo le coste italiane, luoghi fragili e memorie di un passato tutto ancora da metabolizzare. Nate per curare le malattie infettive, nel tempo acquisiscono altri significati, in particolar modo legati all’educazione delle masse e alla costruzione di un’identità politica nelle giovani generazioni, promossi sia dai regimi totalitari che da governi democratici. In molti casi, queste costruzioni anticipano l’urbanizzazione di nuove mete turistiche costiere e montane, rese accessibili dalle linee ferroviarie in costruzione. segue...

Spiagge e cinema

> La spiaggia non è solo un territorio fisico e geografico, ma soprattutto un vero e proprio topos nel quale si possono rispecchiare in forme più o meno evidenti le caratteristiche sociali, antropologiche e identitarie di un popolo. segue...

Extra

Letture

> Mostri marini, saline, bonifiche, colonie estive, divinità, boom economico, idrovolanti, ferrovie, .... Storie impigliate sotto costa o affondate in alto mare, sferzate dai venti o cullate dalle onde. Tante letture da sfogliare in compagnia del Tirreno. segue...

Percorsi tematici

> Il Tirreno è un teatro che racconta mille incontri. Le memorie storiche si intrecciano con gli scenari naturali, imprimendo a terra tracce da rievocare, un pedale alla volta. Seguendo in bici il mare e i suoi tematismi. Spiagge, fari, pinete, zone umide, promontori, miniere, …. quante storie siete pronti ad ascoltare? segue...

ProgettoZERO

> Un progetto nato dal basso, che aggrega informazioni per partire in bici in compagnia del Tirreno. In attesa di un sito ufficiale che ci lasci liberi di pedalare, aiutateci a rendere questo spazio utile a tutti coloro in cerca di itinerari da Ventimiglia a Roma (...e oltre) segue...

Il vostro contributo

> Innamorat@ anche voi delle pedalate vista mare? Date una occhiata al progettoZERO e alla squadra operativa. Partecipate con passaparola, proposte, feedback, ... Le amministrazioni non vedono le potenzialità di un percorso ciclabile lungo il Tirreno? Mostriamo loro il contrario. Facciamo conoscere insieme la bellezza delle nostre coste. segue...

(spiaggia di Maccarese, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )

Turismo balneare
Tag: