Le nostre proposte per pedalare lungo il Mar Tirreno su percorsi che riteniamo a misura di bambino.
Percorsi famiglia
Nella varietà di pedalate lungo la futura ciclovia Tirrenica, una particolare attenzione viene posta ai percorsi famiglia: le transizioni culturali che invochiamo per l’Italia, vanno impostate a partire dalle nuove generazioni.
Di seguito la nostra raccolta di proposte per pedalare lungo il Mar Tirreno su percorsi che riteniamo a misura di bambino. Purtroppo la frammentazione regna sovrana, ma non potrebbe essere diversamente visto il ritardo del sistema paese nell’offrire alla cittadinanza percorsi protetti a misura di bambino. Aiutateci con feedback e nuovi spunti.
Fotoracconto
> Alcuni scatti pedalando le 1+11 tappe lungo il Tirreno.
Elenco dei percorsi
I percorsi famiglia sono descritti come un capitolo dedicato, all’interno delle 1+11 tappe, quasi sempre come un parte dell’itinerario complessivo. Ad esempio, la II tappa laziale, che va da Tarquinia a Santa Severa, è classificata rossa. All’interno di questa però, i tratti circoscritti alle Saline di Tarquinia e al Monumento naturale la Frasca si sviluppano in sede protetta, lasciando ipotizzare che possano essere fruiti anche dai bambini.
Elenco degli itinerari che contemplano tratti più protetti (aiutateci a correggerlo ed arricchirlo):
- Ciclabile dei Fiori a Sanremo segue…
- Ciclabile del Trammino a Pisa segue…
- Tombolo di Cecina segue…
- Parco della Maremma a Grosseto segue…
- Tombolo della Feniglia a Orbetello segue…
- Saline di Tarquinia e Monumento la Frasca segue…
- Lungo Tevere a Roma segue…
- Pineta di Castel Fusano a Ostia segue…
- Monte Orlando a Gaeta segue…
- tutti gli itinerari protetti segue…
Raccomandazioni
Tutte le informazioni riportate nel sito e sui social sono raccolte ed elaborate da persone che non hanno titoli né brevetti. Essendo frutto di impegno civico, vanno prese per quello che sono: lacunose, datate, disarticolate, soggettive, opinabili, non sempre attendibili (ben venga un aiuto per integrarle, correggerle, aggiornarle).
> Prima di avventurarvi leggete le raccomandazioni. Impiegate cinque minuti ora nella lettura, per risparmiare sventure e contrattempi dopo. segue...
Condivisioni Social
I contributi condivisi sui SocialZERO:
Approfondimenti
> Quanti simboli, quante memorie, quanti ricordi fioriscono con la vicinanza del mare? Siete anche voi affascinati dai segni che il tempo e lo spazio hanno disseminato lungo il Tirreno? Aiutateci ad arricchire questo capitolo, perchè le storie tornino a parlare.
Rischiare da bambini
Muoversi su ammassi di rocce. Arrampicarsi sui tronchi degli alberi. Giocare su superfici irregolari e scoscese. Mandereste i vostri figli in una scuola che consentisse, anzi, incoraggiasse queste attività? Molto probabilmente la maggioranza risponderebbe di no.
Eppure secondo le ultime ricerche in ambito psico-pedagogico, le opportunità di gioco rischioso sono cruciali per far sviluppare nei bambini fiducia in sé stessi, consapevolezza spaziale, coordinazione nei movimenti, tolleranza dell’incertezza. Sono addirittura un diritto dei bambini.
Come conciliare allora attività ludico-ricreative rischiose con la sicurezza? E come distinguere i rischi che aiutano a crescere dai pericoli in cui i giovanissimi potrebbero incorrere? Siamo pronti a uscire dalla gabbia di iperprotettivismo in cui sono imbrigliate le nostre scuole? ascolta il podcast di Radio3 Scienza del 17.1.2025
Asilo del Mare
Quando a Ostia fondammo l’Asilo nel bosco, in Europa non ne furono così sorpresi perché ce n’erano già migliaia, ma quando fondammo l’Asilo del mare, venne a filmarlo persino la RAI tedesca, perché quella sì che era una grande novità. Lo facemmo con la LIPU e una scuola statale, a pochi metri dalla spiaggia.
In spiaggia i bambini possono arrampicarsi sugli scogli, una palestra di psicomotricità naturale senza mura, a cielo aperto. Controllano i loro movimenti in un ambiente vero e rischioso e questo aumenta la loro concentrazione a livello incredibile. Nell’oasi di acque salmastre fanno osservazione naturalistica. Nei capanni di birdwatching imparano a conoscere la fauna selvatica, diventando custodi del luogo e acquisendo un vocabolario di parole ed esperienze unico.
Non essendo in classe, non hanno lo sguardo che sbatte costantemente contro una parete. Davanti alla vastità del mare possono sperimentare ulteriormente la libertà. Possono sedersi a fare merenda osservando l’orizzonte. Un ambiente così aperto stimola l’osservazione. Barche, uccelli, …. e da lì nascono conversazioni “ma dove vanno”, “che fanno”, “cosa mangiano”.
(Ischia)
Si rendono pure conto dell’inquinamento e diventano piccoli attivisti, raccogliendo, con le opportune accortezze, la spazzatura che arriva sulla spiaggia. Con un pesce morto, poi, riflettiamo proprio sulla morte e osserviamo i processi di decomposizione.
Hanno una sabbiera di 10 km dove costruire con tutta la loro immaginazione. Con i tronchi che porta il fiume realizzano capanne, rifugi e tane. Devono collaborare, insieme fanno esperienze di costruttività incredibili. Possono fare una scorta immensa di vitamina D, che gli servirà per essere più sani e forti. Possono, come dice Baricco, dipingere il mare con il mare, diventando piccoli impressionisti en plen air. Il mare d’inverno non è solo una canzone, è l’aula che ti aggiusta l’anima.
(Danilo Casertano, presidente della rete Scuole naturali e fondatore di Asilo nel bosco e Asilo del mare)
Diritti naturali dei bambini
Ritornare bambino o bambina… un invito, o meglio, un appello rivolto ai grandi genitori, insegnanti, amministratori. (Gianfranco Zavalloni su scuolacreativa segue… )
Il manifesto dei diritti naturali dei bimbi e delle bimbe, pur essendo rivolto al mondo dei “piccoli”, interroga soprattutto noi “grandi”. Siamo noi adulti ad essere – infatti – interpellati da queste riflessioni. Siamo noi che dobbiamo prendere coscienza di ciò che rischiamo di non offrire all’infanzia, e quindi, indirettamente, di derubare ai bambini e alle bambini. Uso l’espressione “derubare” proprio perché ritengo che il rischio del furto ci sia.
È il furto di opportunità, di esperienze, di competenze di occasioni che “o si vivono nei primi anni di vita” oppure rischiamo di “perderle per sempre”. Quando, in questi ultimi tempi, mi sono ritrovato a riflettere e a discutere sul problema dei diritti dei bambini e delle bambine (sono trascorsi quarant’anni dalla Dichiarazione internazionale dei diritti del fanciullo e appena dieci dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia) ho cercato – prima di tutto – di mettermi nei loro panni: quelli dei bambini e delle bambine.
Credo sia indispensabile cercare di fare una operazione di memoria, ripensare, cioè al tempo della nostra infanzia. Si tratta in altre parole di ripensarci piccoli, ripensare a quando “…noi eravamo bambini e bambine”. Una riflessione che interpella tutti.
Diritto all’ozio
Siamo nell’epoca in cui tutto è programmato, curriculato, informatizzato. Ai bambini e alle bambine offriamo praticamente una settimana programmata nei minimi dettagli. Spesso le loro iter scolastici, le loro carriere, sono praticamente predefiniti da noi adulti. Non c’è spazio per l’ozio, l’imprevisto, l’auto-organizzazione infantile. Anche gli stessi spazi di gioco sono preorganizzati.
Non c’è, da parte dei bambini e delle bambine, la possibilità di momenti autogestiti. È ingiusto pensare al tempo dei bambini e delle bambine esclusivamente come un tempo di preparazione a “quando saranno adulti, con un loro lavoro”? È importante la meta, ma è altrettanto importante il “cammino” che si fa per giungere a quel traguardo.
(Parco della Sterpaia, Follonica)
L’infanzia va vissuta in quanto tale e non solo come periodo di preparazione all’età matura. Si tratta perciò di imparare a “camminare” sapendo che educazione è anche “fare strada insieme”, attenti a ciò che ci viene incontro in maniera imprevista. E forse, come afferma il Piccolo Principe, capiremo che “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Il tempo del gioco, il tempo dell’ozio, il tempo del “non far niente insieme agli amici” è importante. E tutto questo anche senza la presenza di noi adulti. I bambini e le bambine hanno bisogno di scoprire da soli quelle che sono le regole dello stare insieme, del giocare nello stesso luogo. Solo così matureranno e faranno proprie le “regole fondamentali di convivenza”. Saranno regole, a quel punto, acquisite naturalmente nella coscienza personale e non imposte dagli altri, dall’adulto, dall’alto.
Diritto a sporcarsi
L’epoca attuale è quella del look, delle cartelle firmate, delle riviste di moda e dei negozi di abbigliamento per l’infanzia, dei bambini col cellulare. Ma il nostro è anche il tempo del “non ti sporcare”, “stai attento”, “ma cosa mi hai combinato?!”. Credo che i bimbi e le bimbe abbiano il sacrosanto diritto di giocare con i materiali naturali: la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, i sassi, i rametti, la neve, l’acqua,…
Quanta gioia c’è, nei bambini e nelle bambine, quando pastrocchiano in una pozzanghera o in un cumulo di sabbia o di neve. Però queste, a detta degli esperti, rischiano di essere attività poco igieniche. Nulla si dice sulla poca igienicità di una moquette, delle paste sintetiche ampiamente reclamizzate con cui giocano e manipolano i bambini e le bambine soprattutto nelle scuole.
(Imperia)
Proviamo ad osservare attentamente bimbi e bimbe in alcuni momenti di pausa dai giochi organizzati oppure quando siamo in un boschetto o su un prato. Sarà interessante scoprire che un bimbo o una bimba sono capaci di giocare per ore con le poche cose trovate per terra, le foglie d’erba, un po’ di sabbia, alcuni bastoncini o ciottoli. Sono sufficienti uno spazio all’aria aperta, qualche semplice oggetto che l’ambiente naturale ci regala, un po’ d’acqua e… un clima sereno.
I bimbi e le bimbe ci insegnano che non hanno bisogno di giochi e giocattoli complicati ed elaborati, ma che si accontentano delle piccole e semplici cose che la natura di offre, in un clima sereno e accogliente.
Diritto agli odori
Oggi il rischio è quello di mettere tutto “sotto vuoto”. Nel percorrere le nostre città e i nostri paesi è difficile poter distinguere luoghi tipici, percettibili olfattivamente fino a pochi anni fa. Pensiamo alla bottega del fornaio, all’officina del meccanico delle biciclette, al calzolaio, al falegname, alla farmacia. Questi luoghi emanavano odori speciali, di cui si impregnavano i muri, le porte, le finestre. Oggi entrare in una scuola (chi non ricorda l’odore del primo giorno di scuola), in un ospedale, in un supermercato o in una chiesa spesso significa respirare ed annusare lo stesso odore di detergente. Non ci sono più differenze.
Abbiamo annullato le diversità olfattive. Eppure chi di noi non ama sentire il profumo di terra dopo un acquazzone e non prova un certo senso di benessere entrando in un bosco ed annusando il tipico odore di humus misto ad erbe selvatiche? Sono sensazioni che dal naso passano direttamente al cervello e spesso ci fanno fare salti di memoria, tornare alla nostra infanzia.
Imparare fin da piccoli il gusto degli odori, percepire i profumi offerti dalla natura, sono esperienze che ci accompagneranno lungo la nostra esistenza. Non possiamo derubare il mondo dell’infanzia di questa grande opportunità: il diritto al proprio naso.
Diritto a prendere la parola
Dobbiamo constatare sempre di più la triste realtà di un sistema di comunicazione e di informazione “unidirezionale”. Da una parte la TV, i giornali, i mass-media, dall’altra gli ascoltatori, i telespettatori che subiscono passivamente. Siamo al monologo. Un tempo si poteva entrare tranquillamente nelle case e si poteva chiacchierare al caldo del camino o della stufa.
Oggi al centro non c’è più il fuoco, ma la televisone e, possibilmente, sempre in funzione. Si mangia, si gioca, si lavora, si accolgono gli amici “a televisione accesa”. Con la televisione non si “prende la parola”. Cosa diversa è il raccontare fiabe, narrare leggende, vicende e storie, fare uno spettacolo di burattini.
Diritto a saper usare le mani
La tendenza del mercato è quella di offrire tutto preconfezionato. L’industria sforna ogni giorno miliardi di oggetti “usa e getta”, che non possono essere riparati. Nel mondo infantile i giocattoli industriali sono talmente perfetti e finiti che non necessitano dell’apporto creativo della manualità del bambino o della bambina. Oggi, poi, anziché i calcio-balilla, nelle sale giochi o nei circoli ricreativi, ci si abitua al video-gioco.
Nel contempo mancano le occasioni per sviluppare le abilità manuali ed in particolare la manualità fine. Non è facile trovare bambini e bambine che sappiano piantare chiodi, segare, raspare, scartavetrare, incollare… anche perché è difficile incontrare adulti che vanno in ferramenta a comprare i regali ai propri figli.
Quello dell’uso delle mani è uno dei diritti più disattesi nella nostra società post-industriale e rischiamo di avere bambini e bambine capaci di stare ore davanti ad un computer, ma incapaci di usare un martello o un paio di pinze.
Diritto ad un buon inizio
L’acqua non è più pura come cantava San Francesco, l’aria è intrisa di pulviscoli di ogni genere. Non meravigliamoci, perciò, della esplosione delle allergie, che colpiscono oggigiorno una buona percentuale di popolazione. La terra è fecondata dalla chimica di sintesi. Si dice sia il frutto non desiderato dello sviluppo e del progresso. Eppure in quel “tornare indietro” che molti di noi hanno vissuto fra il 1973 e il 1974, con la famosa “austerity”, abbiamo ritrovato il gusto della città, lo stare insieme in maniera conviviale, divertente, spensierata, senza l’assillo dell’automobile e del tempo. È questo che spesso i bimbi e le bimbe ci chiedono. Da qui l’importanza dell’attenzione a quello che “fin da piccoli si mangia”, “si beve” e si respira.
Diritto alla strada
La strada è per eccellenza il luogo per mettere in contatto. La strada e la piazza dovrebbero permettere l’incontro. Oggi sempre più le piazze sono dei parcheggi e le strade sono invivibili per chi non ha un mezzo motorizzato. Piazze e strade sono divenute paradossalmente luoghi di allontanamento. É praticamente impossibile vedere bambini giocare in piazza, spostarsi in bicicletta. Gli anziani sono continuamente in pericolo in questi luoghi. Dobbiamo renderci conto che, come ogni luogo della comunità, la strada e la piazza sono di tutti, così come ancora è in qualche nostro piccolo paesino di montagna o in molte città del Sud del mondo.
Diritto al selvaggio
Anche nel cosiddetto tempo libero tutto è preorganizzato. Siamo nell’epoca dei “divertimentifici”. Gli esempi più eclatanti sono Eurodisney, Gardaland, Mirabilandia… parchi gioco programmati nei dettagli. E così è nel piccolo, nei parchi pubblici e nel verde delle città, compreso l’arredo urbano.
Il mondo è fatto di luoghi modificati dall’uomo, ma è importante che questi si compenetrino con luoghi selvaggi, lasciati allo stato naturale. Anche per l’infanzia. Dov’è la possibilità di costruire un luogo di rifugio-gioco, una capanna di legno, dove sono i canneti e i boschetti in cui nascondersi, dove sono gli alberi su cui arrampicarsi?
Diritto ad ascoltare il silenzio
I nostri occhi possono socchiudersi e così riposare, ma le orecchie sono sempre aperte. Così sono sottoposte continuamente alle sollecitazioni esterne. Mi sembra ci sia l’abitudine al rumore, alla situazione rumorosa, a tal punto da temere il silenzio. Sempre più spesso è facile partecipare a feste di compleanno di bimbi e bimbe accompagnate da musiche assordanti. Così accade anche quando siamo all’aria aperta, a piedi o in bicicletta nella natura, con le cuffie. Perdiamo occasioni uniche: il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.
Diritto a percepire le sfumature
La città ci abitua alla luce, anche quando in natura luce non c’è. Nelle nostre case l’elettricità ha permesso e permette di vivere di notte come fosse giorno. E così spesso non si percepisce il passaggio dall’una all’altra situazione. Quel che più è grave è che poche persone, pochi bambini o bambine, riescono a vedere il sorgere del sole, cioè l’aurora e l’alba oppure il crepuscolo o il tramonto.
Non si percepiscono più le sfumature. Il pericolo che qualcuno paventa è che vedendo solo nero o bianco si rischi davvero l’integralismo. In una società in cui le diversità aumentano anziché diminuire, quest’atteggiamento può risultare realmente pericoloso.
Mobilità ciclistica
> La mobilità ciclistica è salutare, inclusiva, ecologica, economicamente vantaggiosa. Ma per diffondersi ha bisogno di politiche, infrastrutture, servizi, finanziamenti… e un rinnovamento culturale. In Italia siamo pronti a dare sostanza alla dichiarazione europea della mobilità ciclistica? segue...
Cicloturismo in Italia
> Siete alla ricerca di percorsi cicloturistici a lungo raggio? Dal basso proponiamo il nostro piccolo contributo: la mappa di quelli che già oggi vantano almeno 200km di sviluppo e uno spazio informativo online espressamente dedicato. segue...
Extra
Visione Tirrenica360
> Tirrenica360: visione di insieme con la traccia teorica complessiva, gli itinerari già pedalabili, le foto sferiche e i tour immersivi raccolti lungo la futura Ciclovia. Siete pronti a galleggiare a tutto tondo prima ancora di partire? segue...
Tappa dopo tappa
> Gli itinerari già pedalabili lungo la futura Ciclovia Tirrenica, li abbiamo elencati in tappe. La presenza di alcuni tratti critici ci impedisce di offrire un percorso continuativo da Ventimiglia a Roma. Il risultato è comunque strabiliante e le visioni raccolte pedalando dovrebbero convincere anche voi. segue...
Un passo alla volta
> Proposte in bici di una mattinata, un giorno, un weekend, una vacanza intera... per saggiare le proprie capacità e alimentare esperienza e consapevolezza segue...
Tratti già pedalabili
> Senza aspettare l'inaugurazione ufficiale, in Italia si può già fare cicloturismo pedalando l’esistente. Gli itinerari tirrenici da scoprire in sella li abbiamo divisi in tappe, agganciati alle stazioni ferroviarie, raccolti nella mappa d'insieme Tirrenica360, classificati in ordine di difficoltà crescente, raggruppati in proposte di un giorno, un weekend, una vacanza intera, ..... segue...
Tirrenica in treno
> Esplorare in treno+bici le 1+11 tappe da Ventimiglia a Roma. Soluzione vantaggiosa per superare i tratti critici o spezzare le pedalate in più riprese. segue...
PassaPorto Tirreno
> Un PassaPorto da portare con sè nelle pedalate lungo il Tirreno. Memoria di carta ed inchiostro della propria avventura in bici. Tappa dopo tappa, timbro dopo timbro. segue...
ProgettoZERO
> Un progetto nato dal basso, che aggrega informazioni per partire in bici in compagnia del Tirreno. In attesa di un sito ufficiale che ci lasci liberi di pedalare, aiutateci a rendere questo spazio utile a chi e' in cerca di itinerari da Ventimiglia a Roma (...ed oltre) segue...
Il vostro contributo
> Amanti anche voi delle pedalate vista mare? Partecipate con passaparola, proposte, feedback, ... Date una occhiata al progettoZERO, alla squadra operativa e ai paletti che ci siamo imposti selezionando gli itinerari. Le amministrazioni non vedono le potenzialità di un percorso ciclabile lungo il Tirreno? Mostriamo loro il contrario. Facciamo conoscere insieme la bellezza delle nostre coste. Viandanti di ogni fede e pedale, cicloturiste e cicloturisti, cittadini e cittadine come voi. Niente di più, niente di meno. segue...
(pedalando nel Parco di San Rossore a Pisa, dalla collezione Tirrenica360... )